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Così l'erario italiano ha estorto 320 milioni alla Bosch

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Matteo Legnani
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Egregio direttore da sabato seguo con più attenzione del solito il vostro quotidiano perché, non lo nego, da addetto ai lavori, mi sento molto coinvolto dai racconti. A questo aggiungiamo che, lunedì sera, nella trasmissione di Rai 3 Report, è stato detto un falso storico ed ecco il motivo della mia lettera. Il falso storico di Report è che la Bosch ha transato con il fisco pagando 307 milioni (in realtà sono stati 320 milioni di euro) per chiudere una supposta evasione che tra imposte, sanzioni e interessi, ammontava ad oltre 1 milardo e 400 milioni. I manager della Bosch, evidentemente, sono troppo signori per rimarcare il fatto ma, credo sia giusto ristabilire la verità. Il falso storico non è nell'errore di cifra, ma nel fatto che la Bosch abbia evaso. Come tanti imprenditori che vi hanno scritto in questi giorni, Bosch ha pagato pur avendo pienamente ragione e questo non lo dico io ma i giudici! Il "pizzo legale": raccontaci la tua storia     Non entro nei dettagli tecnici, era un problema di stabile organizzazione (presunta dal fisco italiano, pervicacemente perseguita non solo dall'Agenzia delle Entrate come vedremo…), ripercorro solo brevemente le tappe. Bosch viene accusata, attraverso la presunta esistenza di una stabile organizzazione, di avere evaso le imposte in Italia e tra sanzioni e interessi esce un accertamento di oltre 1 miliardo e 400 milioni. Viene consigliato loro di transare perché il sistema italiano, lo avete scritto in tutti i modi in questi giorni, non garantisce il contribuente. Chiude l'accordo pagando 320 milioni (che sono un bel po' meno di 1 miliardo e 400 milioni ma molto di più del nulla che era dovuto!). Dopo aver pagato, porta tutte le carte al fisco tedesco (al quale aveva versato le imposte estorte in Italia) chiedendo il rimborso, perché esistono degli accordi, chiamati contro le doppie imposizioni, che prevedono che le tasse su di uno specifico reddito si debbano pagare in uno solo dei Paesi dove operano le società e non in entrambi. Cosa rispondono dalle parti di Berlino? I tedeschi hanno definito le pretese del fisco italiano «illegittime» e «contrastanti con gli standard europei e internazionali comunemente riconosciuti». Non solo, secondo i funzionari tedeschi, «non è noto alcun caso del genere in Europa», e gli stessi trovano la pretesa italiana «dogmaticamente incomprensibile», per concludere che «la tassazione in Italia è stata effettuata illegittimamente». Non credo di dover sottolineare ulteriormente le affermazioni… illegittime, contrastanti con gli standard, unico caso in Europa!! Ma la questione non finisce qui. Perché a lato del procedimento fiscale viene avviato un procedimento penale. I pm Carlo Nocerino e il procuratore aggiunto Francesco Greco (perché bisogna avere il coraggio anche di fare i nomi), «invece di contestare l'articolo 5 (“omessa dichiarazione”), azzardano un esperimento e contestano l'articolo 3, “dichiarazione fraudolenta mediante altri artifici”, individuati nei due contratti di agenzia che legano la Bosch italiana alla casa madre tedesca» (parole testuali da un articolo del Corriere della Sera mai smentito), vi allego la Sentenza di piena assoluzione a testimonianza. Capite? Non solo in certi casi si devono pagare le tangenti allo Stato ma poi ci si trova ad avere a che fare con pm che «azzardano esperimenti»! Ora le chiedo, egregio direttore, secondo lei un trattamento del genere riservato ad un'azienda del calibro di Bosch, il dover piegare il capo e pagare una somma non dovuta (e non restituita dopo l'assoluzione), il dover sopportare un processo penale per manager tedeschi da parte di pm che «azzardano esperimenti» ecco, secondo lei, al sistema Italia e ai rapporti economici con la Germania, fanno più danni questi fatti o le parole di Berlusconi contro Schulz? Buon lavoro, io torno in trincea. P.S. ho scritto anche a Report ma non ho ricevuto alcuna risposta… di Guido Beltrame

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