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Ecco perché l'uomo più ricco d'Italia ha licenziato il supermanager. C'entra Renzi...

Nicoletta Orlandi Posti
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Che cosa c'è dietro la rivoluzione in Luxottica e l'uscita di scena del suo ormai ex ad Andrea Guerra? Sicuramente le frizioni tra lui e lo storico fondatore della multinazionale degli occhiali, Leonardo Del Vecchio. Ciò che bisogna capire, però, è se questa differenza di vedute tra i due sia relativa solamente alla gestione aziendale oppure se dietro al divorzio ci sia qualcosa di più. La prima scuola di pensiero vuole che le divergenze nascano da accordi di partnership non condivisi, da piani di stock option troppo generosi, dalla diversità caratteriale o dalla distanza generazionale. I più maliziosi, invece, sostengono che la vera causa dell'allontanamento di Guerra sia stata la mancanza di fiducia nei suoi confronti venutasi a creare in seguito alle voci su una sua possibile discesa in politica. Manco a dirlo, al fianco di Matteo Renzi, di cui l'ex ad è sempre stato un sostenitore fin dai tempi della Leopolda. Colpa di Renzi - Per la verità, le recenti dichiarazioni del neo “presidente esecutivo” sembrano confermare questa ipotesi. “Le prime riflessioni sono di quattro, cinque mesi fa quando mi sono confrontato con Guerra proponendogli di far parte del riassetto aziendale” – ha spiegato Del Vecchio. Lui, però, l'ha presa "come una caduta di fiducia nei suoi confronti e ha reagito come avrei reagito io: non ha accettato e ha detto no. Così le strade hanno cominciato a dividersi". Quattro o cinque mesi fa, dunque. Proprio il periodo in cui Matteo Renzi è diventato premier e hanno cominciato a circolare le prime indiscrezioni su una possibile investitura di Guerra a ministro. Sola una coincidenza? Forse. Ma oggi che il suo nome è ritornato caldo con il ministero degli Esteri vacante dopo la nomina di Mogherini a Lady Pesc, ecco che potrebbe essere arrivata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. “Mi ha dato un certo fastidio – ha sottolineato Del Vecchio - che Guerra abbia impiegato tre giorni a smentire le indiscrezioni sulla candidatura a ministro nel governo Renzi”. Troppo tempo, forse, per chi guida una delle più grandi aziende italiane per reputazione e fatturato. di Nicolò Petrali

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