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Jobs Act, meno soldi per chi sarà licenziato

Lucia Esposito
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Palazzo Chigi, ennesimo duello tra sindacati e governo. Al centro c'è sempre il Job Act e la riforma del lavoro. I due decreti delegati saranno approvati nel consiglio dei ministri del 24 dicembre: il primo sul contratto a tutele crescenti, il secondo sull'Aspi (ex indennità di disoccupazione). Ma il confronto di ieri si è trasformato subito in uno scontro durissimo perché per quanto riguarda il contratto a tutele crescenti, il governo sembra orientato a circoscrivere il reintegro di lavoratori illegittimamente licenziati per motivi disciplinari solo in caso di "fatto materialmente insussistente", fatto che però dovrebbe essere dimostrato dai lavoratori. Le novità - Sempre per quanto riguarda  il licenziamento illegittimo, sarà possibile - come scrive Il Giorno accedere a una sorta di "conciliazione espressa" che dovrebbe prevedere una maggiore indennità al lavoratore e la possibilità per l'azienda di scaricarne una parta fiscalmente. Per quanto riguarda il licenziamento fiscalmente economico, che non prevederà alcun diritto al reintegro, il governo "sembrerebbe orientato a inserire in caso di licenziamento illegittimo, un'indennità al lavoratore maggiore solo per il primo anno di contratto ( si parla - rivela il Giorno di 3 o 6 mensilità rispetto alle 12 previste dalla legge Fornero che poi tornerebbero a 1.5 nel secondo e terzo anno). Una riduzione che fa infuriare la Cgil. 

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