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Risparmio, le sette regole d'oro per fare la spesa senza buttare via i soldi

Giulio Bucchi
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Tratto dal blog Il casalingo di Voghera del giornalista di Libero Attilio Barbieri.   La spesa ha regole precise e si svolge su un terreno, quello dei supermercati, in cui le relazioni dei clienti con i beni che acquistano, sono studiate apposta per stimolare la spesa. Nulla di scandaloso: i consumi non sono il male assoluto. Anzi: se non ripartono rischiamo di rimanere in recessione per altri cinque anni. Questo non significa però che nel rispetto dei ruoli di ciascuno, il consumatore non debba attrezzarsi per fare la spesa con la testa. Dopo anni di frequentazioni assidue delle corsie di super e ipermercati ho deciso di organizzare pubblicare sul blog una serie di accorgimenti per spendere con la testa. Lo confesso: in questo sono stato aiutato anche dalla lettura di alcune pubblicazioni ad «uso interno» della grande distribuzione in cui mi sono imbattuto quasi per caso. Ci sono infatti alcune tecniche messe in campo dalle catene per stimolare gli acquisti che, se conosciute, consentono ai clienti di non abboccare alle innumerevoli esche di cui abbondano i punti vendita. Ecco una breve guida per evitarle. O perlomeno abboccare consapevoli. LISTA. Prima di uscire di casa per recarsi al supermercato compilare con attenzione una lista della spesa. Cercate di non dimenticare nulla e attenetevi all'elenco. Più prodotti dimenticate di scrivere e più rischiate di acquistarne di inutili durante il via vai per i banconi. ORDINE. Compilando la lista delle cose da prendere cercate di seguire l'ordine in cui le portate in tavola: bevande, antipasti, primi, secondo, contorni, dolci. E rispettate questa sequenza anche al supermercato. La prima tappa, ad esempio, dev'essere nel reparto delle bevande: l'acqua minerale e la birra, da sole, riempiono una buona parte del carrello che non vi sembrerà più vuoto e quindi «leggero» anche per il portafogllio. Non è un caso se la minerale, in tutti i supermercati, si trova nel punto più lontano dall'ingresso. Il cliente ci arriva dopo aver fatto parecchi acquisti, proprio invogliato dall'effetto «carrello vuoto». SURGELATI & C. I cibi cucinati e surgelati, come quelli precotti, sono in genere molto costosi. Da soli possono raddoppiare il costo del carrello. Acquistateli se ne avete una reale necessità e comunque soltanto se li avete inseriti nella lista della spesa, un buon trucco per non cedere alla tentazione di un istante. OFFERTE. Occhio alle offerte speciali. Quasi sempre i prodotti scontati sono posti in espositori collocati nei punti di maggior passaggio del negozio. Così, però, sono lontani dal bancone dove sono esposte le referenze dello stesso tipo. Trovare una birra scontata del 30% ma in bottigliette da 33 centilitri, non significa fare un affarone: invariabilmente nel reparto dei beveraggi si troveranno birre nella stessa pezzatura a prezzi inferiori e di qualità analoga, se non superiore. CASSE-RICHIAMO. Vicino alle casse si trovano spesso gli espositori con i prodotti più soggetti all'acquisto d'impulso. Basta una sosta di qualche minuto, in attesa che si smaltisca la coda, per farci cadere in tentazione. Personalmente utilizzo questo stratagemma: se proprio mi accorgo di avere necessità di un prodotto che trovo esposto alle casse, faccio una corsa al reparto dove ci sono pure le marche concorrenti. Oppure esco dalla fila. Provate anche voi: in 8 casi su 10 vi accorgerete che quello esposto alle casse è l'articolo più caro di tutto l'assortimento. BANCONI. È ancora molto diffuso il trucco di collocare i prodotti più costosi negli scaffali a portata d'occhio dei banconi. Li ci sono i prodotti meno convenienti. Le vere offerte, di solito, stanno nei ripiani più bassi. Talvolta, per leggere i cartellini dei prezzi è necessario inginocchiarsi. PAGHI 2 PRENDI 3. Inconsciamente tendiamo a confondere l'offerta che sconta del 33% il prodotto con quella che ce ne regala il 33% in più. Nel primo caso spendiamo meno, nel secondo spendiamo di più. Il nostro cervello tende a considerare le due proposte come equivalenti. L'effetto sul portafoglio è però opposto. CLIENTI CHIAVE. Le catene della grande distribuzione suddividono la clientela in cinque fasce: clienti potenziali, neoclienti, clienti “da poco”, clienti chiave e clienti persi. Il loro obiettivo è farci diventare tutti clienti chiave, che spendono tanto e regolarmente. I punti vendita sono studiati per questo. ACQUISTI SOLIDALI. Attenti alle offerte che fanno leva sulla “responsabilità sociale”: la mission dei supermercati, così come quella delle imprese alimentari, non è di affrancare le popolazioni sottosviluppate dalla loro condizione miseranda, ma di vendere. DIMOSTRAZIONI. Assieme agli assaggi sono pericolosissime: le vendite di una macchinetta per il caffè espresso si moltiplicano per 20 o 30 in presenza di una “demo”. Non sempre chi la acquista ne ha un reale bisogno perché magari ne possiede già una simile e perfettamente funzionante. CORSI. Show cooking, corsi di cucina e pure di economia domestica vanno vissuti con il giusto senso critico. Quasi sempre nascondono «offerte imperdibili» degli sponsor che se ne sobbarcano i costi. Così c'è chi ha la dispensa piena di frullatori, robot da cucina e piccoli elettrodomestici che non userà mai. TRAPPOLE PER MARITI. I migliori clienti in assoluto della Gdo sono i mariti: diversamente dalle mogli interpretano con fantasia la lista della spesa e cedono facilmente alla tentazione dell'acquisto d'impulso. Alcune catene hanno introdotto dei reparti di bricolage con l'offerta della settimana proprio per attrarre la clientela maschile. Mariti, papà e nonni: quando sono entrati nel negozio, comperano sì l'avvitatore multifunzione che hanno visto sul volantino delle offerte speciali. Ma anche molto altro. Non sempre necessario. di Attilio Barbieri

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