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Il piano di Draghi: uccidere la Grecia per salvare l'Europa

Eliana Giusto
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Il primo pensiero dell'Europa non è più salvare Atene ma salvare se stessa dalle ricadute che l'uscita della Grecia dall'Ue potrebbe portare. Il piano di Mario Draghi ora prevede la blindatura delle istituzioni europee in modo da limitare le conseguenze della secessione greca. L'uscita dall'euro della Grecia si fa sempre più concreta, il governo Tsipras, riporta Repubblica, avrebbe speso 500 milioni di euro per le navi da guerra americane P-3B Orion, praticamente il doppio di quanto abbia impiegato contro la "crisi umanitaria" che sta mettendo in ginocchio il Paese. E questo ha un preciso significato: Tsipras vuole essere certo di avere l'esercito dalla sua parte e si è comprato la sua fedeltà. Quindi l'Europa - se le condizioni della Grecia restano queste - deve proteggersi. Per dare subito ai mercati il segnale che l'euro è saldo anche se Atene molla, non basta che la Bce intensifichi il ritmo degli interventi sui titoli di Stato degli altri Paesi. Mario Draghi vuole di più: vuole una moneta unica forte e credibile. E per ottenere questo risultato è necessario avere istituzioni federali più forti e vincolanti. Per questo vuole accelerare un fondo comune per gestire la liquidazione delle banche fallite, e magari un fondo europeo di garanzia sui depositi; alcuni pensano anche a uno strumento dell'area euro che possa emettere obbligazioni sul mercato per finanziare progetti specifici: una sorta di bilancio comune, insomma. Passi necessari che il presidente della Bce e il governo tedesco possono fare a condizione di una chiara cessione di sovranità da parte di tutti i Paesi europei, Italia inclusa, sulle riforme da fare, sui tempi e sulle modalità. 

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