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Fate attenzione a quei dati Bce: il trucco fa saltare le nostre banche

Andrea Tempestini
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Campanelli d'allarme dalla Bce e tempeste in Borsa: nel mirino, in questo inizio di 2016, ci sono finite le nostre banche. Il dubbio è che, in fondo, non siano così solide. E quel dubbio, de facto, lo ha instillato la Banca centrale europea con il lavoro "extra-ordinario" della task-force incaricata di far luce sui bad loans, i crediti deteriorati dei nostri istituti. Il punto, però, come sottolinea Il Sole 24 Ore, è che l'Eurotower ha individuato le criticità delle nostre banche seguendo criteri piuttosto parziali: si dà molto peso alla leva degli istituti e molto meno a derivati e rischi di controparte derivanti dalla crescita delle intermediazioni con i Paesi emergenti. In un lungo e dettagliato articolo, il quotidiano di Confindustria mette in evidenza dati che fanno riflettere. Dalle indagini del quotidiano, "risulta chiaramente che in base ai bilanci 2014 il tasso di copertura totale dei crediti deteriorati delle banche italiane quotate a Piazza affari è pari mediamente al 132%, sommando sia le coperture sia le garanzie reali. In particolare - continua Il Sole -, a fronte di crediti deteriorati delle 7 banche analizzate per complessivi 247,6 miliardi lordi, risultano coperture complessive per ben 327 miliardi, di cui rettifiche a bilancio per 114 miliardi e garanzie reali per 213 miliardi". Dunque si sottolinea come gli indicatori tradizionalmente seguiti per valutare la solidità di una banca - compresi quelli della Bce - si concentrino esclusivamente su rettifiche a bilancio, offrendo insomma una visione parziale del problema dei bad lonas. In un simile contesto, dunque, un attacco da parte dei mercati ai nostri istituti, come si è visto, è assai più semplice (la tempesta a Piazza Affari sarebbe dovuta in primis ai tassi di copertura dei crediti deteriorati apparentemente più bassi della media considerando unicamente le rettifiche). L'articolo punta poi i fari sui dati relativi ai quattro istituti del cosiddetto salva-banche, che evidenziano una capacità di recupero complessiva in media con quella delle altre banche italiane. "Tale capacità - spiega Il Sole - è misurata sommando gli accantonamenti già contabilizzati ed il valore complessivo dei collaterali sottostanti i crediti non-performing. In particolare, in base agli ultimi bilanci disponibili del 2012 e 2013 il valore totale di copertura dei crediti dubbi di Carife, Carichieti, Banca Marche e Banca Etruria evidenzia, in media, valori analoghi a quelli delle principali banche italiane". Ergo: le banche salvate hanno sì bruciato capitale, ma i loro crediti deteriorati risultano coperti da rettifiche e garanzie reali. Infine, i risultati offerti dalla vigilanza unica europea, soltanto il 30 settembre 2015, hanno certificato che tutte le banche italiane oggetto di sorveglianza offrono rapporti di capitale pregiato sul totale degli attivi ponderati per il rischio superiori ai requisiti richiesti dalla Bce. Pochissime le eccezioni: Popolare Vicenza e Veneto Banca. E insomma, dall'analisi del quotidiano di via Monterosa emerge che in molti casi le banche italiane superano i requisiti richiesti dalla Bce e non di poco. Insomma, il nostro sistema bancario non sfigura, affatto: anzi, le nostre banche più performanti hanno valori superiori a quelli di molti istituti tedeschi, francesi e inglesi. E dunque, l'allarme e la tempesta a Piazza Affari hanno pochi fondamenti, e di sicuro, se la Bce utilizzasse criteri differenti e più esaustivi per valutare gli istituti, molte delle recenti tensioni sarebbero state evitate.

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