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Volete pagare meno tasse?Usate più moneta elettronica

Aumentando le transazioni tracciabili, diminuisce l'infedeltà fiscale

Andrea Tempestini
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Non sorprende che il Consiglio europeo del 22 maggio abbia posto al primo posto della sua agenda la lotta all'evasione fiscale. Per gli Stati nazionali il contrasto al gettito sommerso significa poter compensare gli introiti mancanti a causa della crisi. Anche se con una spesa pubblica giunta in molti Paesi oltre la soglia del 50% del Pil (di per sé una delle ragioni dell'attuale declino europeo), meno evasione fiscale dovrebbe voler dire soprattutto più risorse da destinare alla riduzione delle imposte, a beneficio in primo luogo di cittadini e imprese sfiancati dalla crisi. Secondo un recente studio I-Com, se l'evasione fiscale italiana scendesse al livello medio Ue e le risorse aggiuntive venissero interamente destinate agli sgravi fiscali, la pressione fiscale complessiva potrebbe scendere di 4,6 punti percentuali.   Molti studi dimostrano che il modo più semplice e meno oneroso per diminuire l'infedeltà fiscale è quello di incentivare l'utilizzo della moneta elettronica, che ha tra le sue virtù quella di tracciare i pagamenti. Secondo l'economista austriaco Friedrich Schneider, se in un determinato Paese i pagamenti elettronici aumentassero in media del 10% per almeno 4 anni, l'economia sommersa si ridurrebbe fino a 5 punti percentuali sul PIL (che equivalgono nel caso italiano a poco meno del 25% del totale sottratto alla vista dello Stato, secondo le stime elaborate da AT Kearney per il 2013).  Ancora una volta, però, da Bruxelles si intuisce la rilevanza del problema ma si rischia di offrire la ricetta sbagliata, immaginando di diffondere la moneta elettronica diminuendo d'imperio il costo delle commissioni interbancarie (c.d. MIF) che gravano sui costi sostenuti dagli esercenti. Una riforma che sulla carta potrebbe apparire favorevole ai consumatori ma che in realtà porterebbe ad effetti del tutto contrari, come è già accaduto in Spagna, dove nel 2006 il governo prese una decisione simile a quella che vuole adottare Bruxelles oggi. L'effetto paradossale fu che i consumatori spagnoli incominciarono a rinunciare alle loro carte di credito e ad utilizzare di più il contante, prestando dunque il fianco alla minore tracciabilità e, quindi, ad un aumento dell'evasione fiscale. Tanto che nel 2010 il Governo iberico fu costretto a tornare sui suoi passi. La speranza è che in Europa non ci sia bisogno di innescare la marcia indietro, risparmiando ai consumatori già messi a dura prova dalla crisi l'ennesima batosta.  Se si vuole incentivare l'uso della moneta elettronica, strada maestra per ridurre il sommerso e l'evasione fiscale e, ai tempi dell'austerity, anche la pressione tributaria,  occorre evitare scorciatoie o facili deviazioni demagogiche. Per problemi seri servono soluzioni serie. Sperando che anche a Bruxelles se ne accorgano. di Stefano Da Empoli Presidente I-Com, Istituto per la Competitività

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