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Bankitalia, debito pubblico record a maggio: +33 miliardi, nel 2013 83 miliardi in più. Precarie pensioni, numeri da brivido

Enrico Letta

Via Nazionale lancia il nuovo allarme sui conti: record storico a 2.074,7 miliardi. Da gennaio 58 miliardi agli Enti locali e 7 ai Paesi Ue in difficoltà

Giulio Bucchi
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L'importante è pensare ai kazaki, agli oranghi e a Miss Italia. Mentre nel governo e nel Parlamento fioccano le polemiche, il debito pubblico rappresenta sempre una sicurezza, in negativo: a maggio è aumentato di 33,4 miliardi rispetto al mese precedente, raggiungendo un nuovo massimo storico, 2.074,7 miliardi. A comunicarlo è la Banca d'Italia nel Supplemento Finanza pubblica, fabbisogno e debito. Tale aumento, precisa l'Istituto, riflette principalmente l'incremento di 20,4 miliardi delle disponibilità liquide del Tesoro (che hanno raggiunto 62,4 miliardi, contro 35,8 nel mese di maggio del 2012) e il fabbisogno delle Amministrazioni pubbliche del mese (11,5 miliardi). Dove sono finiti quei soldi - Nei primi cinque mesi dell'anno, sottolinea Via Nazionale, l'incremento del debito è stato di 86,1 miliardi, di cui principalmente 58,1 miliardi per il fabbisogno delle Amministrazioni pubbliche e 28 miliardi per l'aumento delle disponibilità liquide del Tesoro. Alla crescita del debito nei primi cinque mesi del 2013 ha contribuito per quasi 7 miliardi anche il sostegno dei paesi dell'area euro in difficoltà. Tale sostegno comprende la quota di competenza dell'Italia dei prestiti erogati dall'European Financial Stability Facility (4 miliardi) e il versamento effettuato in aprile (2,9 miliardi) della terza tranche per la sottoscrizione del capitale dell'European Stability Mechanism. Tale sostegno complessivamente ha raggiunto 49,5 miliardi. Pensioni da fame - Ma quello del debito pubblico non è il solo problema. Secondo il rapporto annuale dell'Inps, 7,2 milioni di pensionati (poco meno del 50% del totale) nel 2012 percepiva meno di 1.000 euro al mese. Esclusi dai calcoli i dipendenti pubblici, il 47,2% del totale viveva addirittura con meno di 500 euro. E i frutti della riforma Fornero, naturalmente, non hanno migliorato le cose. Lo scorso anno le ore di cassa integrazione sono aumentate del 12% (più di 1,1 miliardi), interessando una platea di 1,6 milioni di lavoratori. Sul fronte esodati, sono invece complessivamente 130.130 i lavoratori che andranno in pensione con le regole in vigore prima della riforma Fornero. Di questi, circa 11.384 sono già andati in pensione con le vecchie norme.  Un giovane su due è precario - E i giovani? Non se la passano meglio. Parola di Ocse, secondo cui la quota di italiani fra i 15 e i 24 anni con un lavoro precario è quattro volte superiore alla media complessiva: nel 2012 questa percentuale fra i giovani è stata del 52,9%, mentre la media su tutto il mercato è del 13,8 per cento. La quota di giovani con un'occupazione temporanea peraltro si è raddoppiata dal 2000, quando era del 26,2 per cento.

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