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Banche, il Fisco perde 55 miliardi per i crediti marci: pagano i contribuenti

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Andrea Tempestini
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Credevamo che le crisi bancarie fossero costate, complessivamente, circa 70 miliardi all'erario pubblico, cioè a noi, e al sistema creditizio nel suo insieme, cioè ancora a noi (perché, ovviamente, le banche si ristorano dei soldi versati per i vari salvataggio scaricando i costi sul mercato)? Nossignore, al totale aggiungiamo altri 55 miliardi. Di che si tratta? Si tratta di tasse risparmiate dalle stesse banche che hanno i buchi in bilancio per i famosi “Npl” (non-profit loan, cioè le sofferenze bancarie). Già: perché se una banca perde quattrini su un credito, lo porta a perdita in bilancio e quindi paga meno tasse, appunto circa 55 miliardi per i soli crediti in sofferenza ancora presenti nei conti bancari al giugno 2017. Lo ha spiegato assai bene in un'audizione del 28 novembre davanti alla Commissione finanze della Camera - una di quelle importanti, di cui chissà perchè non si parla - Dino Crivellari, che è la massima autorità italiana in materia avendo per trent'anni ha lavorato in Unicredit proprio a recuperare i crediti della banca, e ora fa l'avvocato specializzato. CENTRALE RISCHI Quindi: più soldi le banche recuperano dai debitori insolventi, più tasse pagano. Ma in concreto cosa stanno facendo le banche? Anziché spremere al massimo il singolo debitore, impacchettano tanti debiti in sofferenza e li cedono in blocco ai fondi stranieri speculativi (all'insegna del «pochi, maledetti e subito»), incassando in media il 18% del valore dei debiti stessi. Risultato: i debitori restano nella «centrale rischi», nessuno gli fa più credito, e quando i fondi li azzannano alla giugulare per recuperare con gli interessi i soldi pagati alle banche, saltano. Le banche, che a fronte di quel 18% incassato avevano già scontato in media in 55% di perdite nei bilanci degli anni passati, espongono in bilancio un buon 27% di ulteriori perdite, che portano a detrazione fiscale. E così al danno per l'economia del Paese, questo modo di gestire gli Npl aggiunge la beffa per il fisco, e quindi per tutti noi. Si potrebbe far diversamente? Certo che sì. E oggi alla Camera ci sono tre proposte di legge - della Sinistra Indipendente, dei Cinquestelle e della Lega - che dicono sostanzialmente la stessa cosa: di dar modo ai singoli debitori di risolvere in proprio la bega, tagliando fuori le offerte «in blocco» dei fondi speculativi e rimborsando alla banca una somma maggiore di quella offerta dai fondi. In questo modo la banca incasserebbe di più, e con essa il fisco, e i debitori eviterebbero di fallire. GIUBILEO BANCARIO Qualcuno ha battezzato efficacemente questa mossa come «Giubileo bancario», una specie di condono dei debiti pregressi, da fare magari una sola volta, per non far venire strane idee ai soliti furbi che si annidano in gran numero, inutile dirlo, anche tra i debitori.  Unici fregati, in questo scenario, sarebbero i fondi speculativi: ma ben gli sta!, direbbe chiunque. IL SOLITO PD Non proprio chiunque: non lo dice, infatti, il Pd - tanto per cambiare: in materia bancaria, il partito di Renzi non si smentisce mai! - che ha presentato una sua proposta di legge per disinnescare le tre che arrivano dai partiti “populisti” e che, fingendo di fare a sua volta un favore ai debitori, non dà loro però la possibilità di parametrare il proprio sforzo di rimborso all'offerta degli speculatori né alla media del recupero crediti del settore. Insomma, devono fare un'offerta alla cieca, e senza la certezza che venga accolta. Per uno che conta i soldi per il pranzo e la cena, una finta opportunità. Ora la materia - che sembra tecnica ma è sanguigna e concreta - diventa incandescente perché i tre partiti "populisti" hanno avanzato tre emendamenti per tentare di inserire questa norma nella legge di Bilancio e farla andare in vigore subito. E il bello è che per la prima volta una delle più potenti associazioni imprenditoriali aderenti alla Confindustria, l'Ance - che riunisce le imprese edili - si è schierata apertamenta a favore, perché sa che con questa norma l'edilizia potrebbe ripartire assai meglio. Sarà strano se la maggioranza non accetterà: schierandosi, così, contro i debitori, contro le banche, con gli edili e in qualche modo anche contro il fisco... di Sergio Luciano

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