Cerca
Logo
Cerca
+

Bankitalia non vuole disturbare il processo a Bazoli e Massiah

Giulio Bucchi
  • a
  • a
  • a

Renato Borzone, avvocato dell' ex direttore generale di Banca Marche Massimo Bianconi, non riesce a farsene una ragione: il bombardamento mediatico che ha accompagnato il processo del suo assistito, dice, ha condizionato la decisione dei giudici. Il tribunale di Ancona è «incompetente per territorio» e la sentenza di condanna, decisa nella notte di mercoledì dopo dieci ore di camera di consiglio, «è frutto di un impianto accusatorio traballante». Bianconi - se il verdetto verrà confermato in appello dovrà scontare tre anni di reclusione per corruzione tra privati - è per il suo legale un capro espiatorio individuato «per mantenere in piedi un' accusa nata da pettegolezzi di stampa». I poteri forti - Cosa può mai dire di diverso un avvocato che ha perso? Anche se a metà, o molto meno, visto che il secondo capo d' imputazione, il più pesante, è caduto. Eppure, al di là dello sfogo, quelle di Borzone sono parole che potrebbero aver colto nel segno, non certo per l' accanimento mediatico, ma perché dietro alla vicenda di Banca Marche ci sono nomi e istituzioni dal peso specifico paragonabile a quella dell' uranio. Banca Marche fa parte del gruppo degli istituti di credito rimasti impantanati nella crisi dei prestiti inesigibili e i cui armadi sono stracolmi di scheletri probabilmente riportati alla luce solo in piccola parte. Entrata a fine 2015 in liquidazione coatta amministrativa, è stata depurata dal marciume e la parte ancora buona ribattezzata Nuova Banca Marche - poi Banca Adriatica - e venduta insieme alle scintillanti Nuova Banca Etruria e Nuova CariChieti a Ubi Banca per la stratosferica cifra di 1 euro. E con la benedizione della banca centrale della Repubblica. Il maxi processo che lo scorso 10 novembre ha preso il via a Bergamo e che vede come protagonista proprio Ubi Banca fa sembrare l' oggetto di quello di Ancona un' evasione fiscale per uno scontrino del ristorante non emesso. "Declassato" non certo per il crac che ha rovinato migliaia di piccoli azionisti e che pretendono giustizia o per quanti hanno perso il posto di lavoro ma per la strana differenza di trattamento riservata da un' istituzione come Banca d' Italia ai due processi. Il caso Ubi - Tra le 31 persone verso cui è stato richiesto il rinvio a giudizio nel caso Ubi ci sono Giovanni Bazoli, da trent' anni protagonista di primo piano nelle più importanti vicende bancarie del Paese, il presidente del Consiglio di sorveglianza Andrea Moltrasio e il consigliere delegato Victor Massiah. Secondo la ricostruzione della procura ci sarebbe stato un presunto patto occulto tra l' anima bergamasca e bresciana di Ubi e volto non solo a manipolare l' assemblea del 2013 ma anche a gestire la banca e decidere le nomine, nascondendo a Consob e Bankitalia l' intesa. E illecita influenza sull' assemblea e ostacolo alle autorità di vigilanza sono i due principali capi d' accusa. Non a caso tra le otto parti offese risultano esserci proprio Consob e Banca d' Italia. Mentre però Consob si è costituita parte civile, Bankitalia no. Cosa che invece ha fatto nel caso Banca Marche, prima di essere acquistata da Ubi. È vero che nel caso di rinvio a giudizio e se non viene chiesto il rito abbreviato potrebbe ancora esserci la prima udienza in cui costituirsi parte civile, ma - questa volta sì, secondo il chiacchiericcio della stampa, che avvicina il capo della vigilanza di palazzo Koch al vertice dell' istituto - il calibro dei poteri forti finiti nelle maglie della procura bergamasca consiglia di puntarci ben poco. La Corte d'Appello - Ma ci può essere un' altro motivo per cui via Nazionale non ritiene di essere stata danneggiata dal comportamento di una sua vigilata oppure pensare che non valga la pena far sentire il suo peso. Ed è il periodo in cui sarebbero stati commessi i presunti reati, cioè quando ancora Ubi era una popolare con voto capitario: una testa, un voto, indipendentemente dalle azioni detenute. Possibile pensare che ci si presenti in assemblea senza aver discusso come votare? Inoltre c' è la sentenza dello scorso giugno della Corte d' appello di Brescia che ha assolto Ubi Banca nella causa intentata da Consob sulle mancate comunicazioni al mercato. Fare brutta figura non piace (quasi) a nessuno. Fino a prova contraria l' accusa del complotto è una bufala. O, ancora, Bankitalia non è il soggetto più influente di questa storia. di Antonio Spampinato

Dai blog