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Pier Carlo Padoan: l'uomo che ha usato soldi per Mps, che ora perde 3,5 miliardi

Andrea Tempestini
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Un paio di anni fa divenne virale una puntata di Porta a Porta in cui il leader della Lega, Matteo Salvini chiese al ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, quanto costava un litro di latte e quanto costava un litro di benzina. Il poveretto iniziò a balbettare qualcosa, ma non gli venne un solo numero in mente: non aveva mai comprato latte, e usando da una vita l'auto blu non sapeva quanto costasse un litro di benzina. Finse di scartabellare le tabelle che il suo staff gli aveva preparato, ma quelli non avevano immaginato una domanda così semplice, e quindi lì non c'era la risposta. Leggi anche: Padoan disperato: "Spero che almeno mia moglie..." Quella scena fu ripetuta all'infinito da una imitazione ben riuscita di Maurizio Crozza, e da lì fummo certi che Padoan non capiva nulla di economia familiare. Sarà un mago della finanza pubblica pensammo. Ma anche lì arrivò la doccia gelata. Su tutti gli indicatori macroeconomici di questi anni abbiamo sperimentato un Padoan sempre in coda al resto d'Europa. Nei primi anni l'economia girava male, e noi eravamo su 28 sempre fra il 25° e il 27° posto della classifica. Vi andava peggio degli altri. Poi finalmente è arrivata la ripresa, ma l'Italia di Padoan non ha saputo coglierla nemmeno di striscio: anche con il segno più sul Pil, con la disoccupazione che scende, lontanissimi dalla media degli altri paesi, e quindi incapaci di cogliere il ciclo. IL SORPASSO Padoan è riuscito a farsi bagnare il naso sulla crescita da paesi che stavano molto dietro l'Italia, come la Spagna o addirittura Cipro, e adesso perfino la Grecia è lì a mordergli i polpacci inserendo la freccia perché sembra in grado di fare meglio di lui. E ieri il ministro ha avuto il coraggio di dire: «È facile pensare che cifre di crescita sopra il 2% saranno facilmente raggiungibili, se saranno fatti gli investimenti pubblici messi in cantiere». Alla prova dei fatti, no. Padoan non è nemmeno bravo con l'economia pubblica. Visto che tutti lo ritengono un tecnico, anche se adesso candidato un po' improbabile con il Pd in quel di Siena, qualche specializzazione ce l'avrà pure: saprà gestire almeno le partecipate dello Stato facendo l'azionista di polso, in grado di fare marciare diritto tutti. Purtroppo due giorni fa questa risposta è arrivata con l'ufficializzazione dei primi risultati della cura Padoan al Monte dei Paschi di Siena, ed è sorella gemella di quelle due precedenti: no, Padoan non sa fare nemmeno questo. Nel 2017 infatti il ministero dell'Economia è diventato in due tappe azionista di maggioranza assoluto dell'istituto senese salvato dal fallimento grazie ai soldi dei contribuenti italiani. Venerdì sono arrivati i risultati di bilancio del primo anno da banca pubblica, ed è stata una vera delusione. Mps ha perso altri 3,5 miliardi nel bilancio consolidato di gruppo peggiorando ancora il risultato del 2016 che già era stato assai negativo (perdita di 3,24 miliardi di euro), peggiorando quindi l'emorragia a questo punto di soldi pubblici dell'8,1% in 12 mesi. Tutti i principali dati della banca senese sono non solo negativi, ma peggiorati rispetto all'anno precedente sotto le direttive di Padoan. BILANCIO IN ROSSO Sono calati i ricavi (e pure la clientela) del 6% scendendo a 4,026 miliardi di euro. Ancora peggio è avvenuto con il margine di interesse del 2017, sceso a 1,788 miliardo di euro, in flessione dell'11,5% rispetto al 2016. Nel 2017 i volumi di raccolta complessiva del Gruppo sono risultati pari a 193,6 miliardi di euro (calati del 4,5% rispetto al 31 dicembre 2016). Non c'è una sola buona notizia nei risultati della banca controllata da Padoan con i soldi pubblici. Se non che è continuata una certa pulizia di bilancio, con rettifiche nette di valore per deterioramento crediti, attività finanziarie e altre operazioni per 5.460 milioni di euro, superiori di 959 milioni di euro rispetto a quelle registrate nell'anno precedente (ma ne restano ancora 14,8 miliardi di euro che non sono proprio quisquillie). Tutto peggiorato, però mandando a casa - sempre con soldi pubblici - 1.800 dipendenti in 12 mesi e chiudendo 435 filiali sparse sul territorio, notizia che né le popolazioni dell'area né la stesa clientela hanno particolarmente festeggiato. L'ennesimo flop di questo ministro dell'Economia (sempre guardarsi dai tecnici, fanno più pasticci loro che un esercito di deputatini alle prime armi) che però come accade in questi casi è anche l'ultimo a rendersene conto. Tanto che ha festeggiato questi bei risultati Mps, dicendo con tono professorale: «La banca diventerà sempre più vitale». «Obiettivi centrati. Con razionalizzazione dei costi e accelerazione commerciale la banca si rafforza». «Il programma del prossimo governo, di cui ritengo il Pd sarà l'asse portante, è totalmente in coerenza con l'approccio di valorizzare le risorse del territorio». Già, avendo appena chiuso proprio lì 435 filiali, è una bella valorizzazione... di Franco Bechis @FrancoBechis

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