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Il Fondo Elliott vuole sfrattare Vivendi da Tim

Matteo Legnani
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Torna la pace su Tim e Mediaset. Le azioni del gruppo telefonico hanno rallentato la corsa limitandosi a guadagnare l' 1,3% a 83 centesimi. In ogni caso si tratta del nuovo massimo da agosto. I titoli del Biscione sono addirittura scesi dell' 1,8% a 3,2 euro. L' impressione, però, è che si tratti solamente di una pausa prima della nuova offensiva del fondo Elliott. Ieri mattina a Londra i suoi rappresentanti si sono incontrati con Amos Genish amministratore delegato Tim che sta presentando alla comunità finanziaria internazionale il nuovo piano industriale. I contenuti del colloquio non sono stati resi noti ma l' obiettivo dell' offensiva è dichiarato: sfrattare Vivendi nonostante si tratti dell' azionista di riferimento di Tim con il 24%. Il mezzo per arrivare allo scopo è la prossima assemblea del 24 aprile. Gli americani presentaranno una lista per il consiglio e, se dovessero spuntarla, provocherebbero il ribaltone. I cinque consiglieri espressi da Vivendi (a cominciare dal presidente Arnaud De Puyfontaine ) sarebbero sostituiti da componenti del menù concorrente. Il fatto che Elliott sia pronto a spingersi così avanti dimostra che ha più azioni di quelle che dichiara. Ieri ha ripetuto che, come vuole la legge, comunicherà al mercato l' eventuale passaggio oltre la soglia del 5%. Segno che sta ancora sotto. In realtà le indiscrezioni gli attribuiscono il 10% attraverso il meccanismo dei derivati. Inoltre può contare su altri alleati con quote importanti. Circolano anche i nomi dei possibili componenti della lista che Elliott sta preparando. L' ex ad dell' Enel, Fulvio Conti, è il candidato alla presidenza. In lizza ci sono, in alternativa tra loro, Luigi Gubitosi e Paolo Dal Pino. Così come circolano i nomi di Paola Giannotti e di Giuseppe Bivona, numero uno di Bluebell, uno dei fondi schierato con Elliott. Gli americani (e sicuramente se ne sarà parlato nel corso dell' incontro londinese) contesteranno il piano industriale giudicandolo costruito esclusivamente nell' interesse di Vivendi. Sostengono che il progetto di scorporo della rete, è soltanto fumo negli occhi per il governo e le authority: tutto, infatti proseguirebbe come prima considerando che la rete verrebbe chiusa in una scatola di cui Tim avrebbe il totale controllo. Genish, in un articolo pubblicato sul Financial Times ha tentato delle aperture, dicendo che la separazione della rete «apre un ventaglio di opportunità per il futuro». Ma, nel contempo, giudica la sortita del fondo guidato da Paul Singer, come un tentativo di forzare Tim ad acconsentire alla fusione delle reti brasiliane con quelle di Oi, operatore sull' orlo del dissesto. Cosa che sarebbe «estremamente irresponsabile», ha dichiarato. Come pure sarebbe prematuro quotare la rete una volta scissa e senza più Tim tra gli azionisti: sarebbe un' operazione contraria agli interessi degli obbligazionisti, a sentire Genish. La strategia dei fondi è quella di quotare la rete in Borsa e vendere la quota di Tim alla Cdp. Anche Sparkle, cui fa capo la rete internazionale (la ex Italcable) dovrebbe andare a Piazza Affari. L' insieme di queste manovre dovrebbe servire ad abbattere l' indebitamento che, nonostante i recuperi di efficienza tagli (andranno via ancora 7.500 persone) è sempre gigantesco essendo pari a 25 miliardi. di Nino Sunseri

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