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Italia fuori dall'euro, la scoperta sconcertante nei contratti con le banche d'affari americane: quanto costerebbe

Gino Coala
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Da alcuni giorni sia il ministro dell'Economia, Giovanni Tria, che quello agli Affari europei, Paolo Savona, sembrano aver radicalmente cambiato idea, o almeno atteggiamento, sulla presenza del'Italia nell'euro. Come sottolinea Dagospia, l'apparente dietrofront dei due economisti è legato a una scoperta inquietante fatta all'interno del governo che ha spinto le voci più autorevoli in campo economico e finanziario a dare un segnale chiaro tanto ai mercati internazionali, quanto all'Unione europea. Leggi anche: Italia fuori dall'euro, la profezia di Mario Seminerio: "Ci sarà un incidente". Così ci faranno fallire Secondo l'indiscrezione di Dagospia, qualcuno avrebbe mostrato ai ministri cosa riportano i contratti "stipulati con le principali banche d'affari americane che comprano e vendono il nostro debito pubblico". In quei documenti spicca la scritta: "Quitaly Clause", è in sostanza una clausola pronta a scattare se l'Italia dovesse avviare la procedura per uscire dalla moneta unica, oltre che dall'Unione europea. Lo scenario riportato nei contratti era stato già ipotizzato nel 2012, dopo la crisi greca che aveva fatto temere un'implosione dell'Ue. Le conseguenze previste in caso di uscita dell'Italia da Ue ed euro sono a dir poco apocalittiche per le finanze italiane: "Obbligo di saldare il dovuto comunque in euro, la possibilità di rescissione unilaterale del contratto da parte dell'istituzione finanziaria, e soprattutto delle penali salatissime"

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