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Italia, euro e spread, il guru di Harvard Rogoff: "Siete i più vulnerabili", tra pochi mesi apocalisse economica

Giulio Bucchi
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"Permangono rischi per i Paesi più vulnerabili, come l'Italia, dettati dall'aumento globale dei tassi di interesse". A parlare, dopo l'annuncio di Mario Draghi della progressiva chiusura dell'ombrello Bce del Quantitative easing, è Kenneth Saul Rogoff, guru di Harvard, ex capo economista del Fmi e membro del Board della Federal Reserve americana.  Leggi anche: "Pacchia finita". Gumpel, il giornalista tedesco che gode se l'Italia fallisce La decisione del presidente dell Bce, spiega Rogoff alla Stampa, "era attesa, così come il prossimo anno è da attendersi l'inizio di un aumento dei tassi di interessi". Per Francoforte non era più sostenibile proseguire con le politiche espansive garantite dal "bazooka", e ora anche se l'Eurozona è in lenta ripresa potrebbe farne le spese proprio l'Italia. "Mi aspetto che la Commissione europea ponga condizioni e metta paletti, ma non saranno molto limitativi, così che il nuovo governo, definito populista, possa rivendicare alcune vittorie su specifici temi di carattere politico, sociale ed economico. Al contempo non credo che gli sarà permesso di lanciarsi in azioni azzardate come far leva sul debito per aiutare la crescita". La peggior minaccia dunque non arriverebbe dalle presunte politiche euro-scettiche di Lega e M5s, ma dall'innalzamento globale dei tassi d'interesse, destinato a colpire i Paesi con maggiore debito pubblico perché "ripagare il debito diventerà più oneroso". "L'economia italiana è vulnerabile, non può sostenere un rialzo dell'1 o dell' 1,5% dei tassi di interesse globali reali al momento, sarebbe una di quelle situazioni in cui i mercati inizierebbero a inviare segnali di pericolo. Se i tassi aumentano Paesi come l'Italia e il Giappone risulteranno esposti a rischi". Rischi (globali) anche per i Paesi emergenti, legati alla volabilità successiva all'aumento dei tassi d'interesse della Fed. L'incubo per Rogoff è quello del contagio, perché "se la fase depressiva prosegue e i tassi continuano a salire, non credo che i prestiti del Fmi siano in grado da soli di risolvere il problema".

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