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Così il Popolino della Libertà si fa solo del male

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I continui battibecchi e cambi di linea sono il modo migliore per scendere ancora nei sondaggi e aumentare la sfiducia nell'elettorato. Smettete di litigare e decidete o è la fine

Andrea Tempestini
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  Che il centrodestra sia in uno stato confusionale non lo scopriamo oggi: sono mesi che sollecitiamo un cambio ai vertici per poter rimettere in sesto il Pdl o ciò che ne resta. Purtroppo, i nostri appelli sono caduti finora nel vuoto, ma con l'avvicinarsi della scadenza elettorale la realtà si va facendo strada. Se non si cambia qualcosa, cominciando dalle facce e dal programma, il partito fondato da Silvio Berlusconi dalle urne uscirà massacrato. Negli ultimi mesi i sondaggi  lo davano al minimo storico, con una percentuale più che dimezzata rispetto alle politiche del 2008, ma il peggio è arrivato nelle settimane appena trascorse, con risultati da paura. Non solo il Pdl non sarebbe più il primo partito d'Italia, ma neppure il secondo e se le cose  precipitano anche sul terzo ci si potrebbe trovare a discutere. Il Popolo della Libertà sarebbe stato scavalcato oltre che dal Pd anche dal Movimento cinque stelle, che Ipsos ormai vede a più del 21 per cento. Sarebbero le cifre sfornate negli ultimi giorni dagli esperti di umori elettorali ad aver spinto Silvio Berlusconi a fare la sparata di ieri. Dopo una settimana di silenzio, il Cavaliere non ce l'ha fatta più a trattenersi e ha sputato il rospo. Niente di quello che stanno facendo i suoi colonnelli lo convince, nessuno dei nomi che si candidano a sostituirlo come premier moderato gli pare vincente. Non Angelino Alfano, che pure lui aveva designato come suo sostituto per poi subito dopo affondarlo dipingendolo come un bravo guaglione senza il quid. Non Daniela Santanchè, la doberman che lui stesso aizza contro i vertici del partito per poi subito dopo negare di averlo fatto. Non gli altri di cui si sono fatti i nomi nei giorni scorsi, a cominciare da Giancarlo Galan per proseguire con uomini di seconda fila. «Servono facce nuove, ci vuole uno choc come nel 1994» è sbottato ieri il fondatore, entrando in rotta di collisione con il segretario, il quale gli ha replicato non proprio come un ubbidiente cameriere (nonostante Giannelli lo ritragga spesso in livrea): non abbiamo bisogno di barzellettieri o gelatai, alludendo al capo e probabilmente all'idea girata negli ultimi tempi di affidarsi al ragazzo che ha fondato la catena di negozi Grom. Berlusconi a questo punto ha replicato con una nota conciliante, dicendo che il suo era uno sfogo e che alla fine decideranno i vertici del Pdl, mica lui. Insomma, le primarie si faranno, anche se non ci sono i tempi, nonostante manchino i soldi per organizzarle e sebbene il primo a non crederci sia il numero uno. Se c'era un modo per dimostrare che a via dell'Umiltà, sede nazionale del Popolo della Libertà, non sanno più che pesci prendere, beh, diciamo con franchezza, che questo era il migliore. Mettersi a litigare, mostrando al mondo e dunque anche ai propri sfiduciati elettori, che non si è d'accordo su nulla e che nessuno sa quale sia la direzione giusta da prendere, non è un bel modo di presentarsi a pochi mesi dall'apertura dei seggi. Soprattutto non ci pare il sistema ottimale per risalire nei sondaggi. Purtroppo, i nodi che denunciamo da mesi sono arrivati al pettine e adesso scarseggia il tempo per scioglierli. Il programma non c'è, le facce nuove nemmeno e i pesci piccoli del Pdl si dibattono nello stagno, mentre l'acqua si riduce giorno dopo giorno. Adesso, dopo che si è discusso di primarie per scegliere il leader, si torna così a parlare di un partito nuovo. Non si sa se fondato dallo stesso Berlusconi e dalle sue amazzoni o affidato a qualcun altro. L'ultima ipotesi finita in circolo accredita l'iniziativa di Giampiero Samorì, un avvocato modenese ricco come un Creso che qualche mese fa si è messo in testa di fondare un suo movimento, Moderati in rivoluzione (un ossimoro: un moderato che fa la rivoluzione non s'è mai visto). Per curiosità ho voluto incontrare questo signore e l'ho anche intervistato. Si tratta di un professionista che ha fatto fortuna e alle spalle ha poche esperienze politiche, una lontana nel tempo con la Dc e l'altra nei Circoli fondati da Dell'Utri. Le sue idee sono sicuramente di centrodestra, anche perché essendo cresciuto in una regione rossa, con i comunisti ha poco da spartire. Ma che vuol fare in concreto questo signore? Da quello che mi ha spiegato vuole ridurre il debito pubblico usando la montagna di miliardi della Banca d'Italia e applicando una tassa sui super ricchi con 10 milioni di patrimonio, che ovviamente lui pagherebbe per primo. Anche se non lo dice: vorrebbe essere il nuovo Berlusconi e ho la sensazione che qualche contatto con il Cavaliere lo abbia preso. Sarà lui dunque a sostituire l'ex premier alla guida del centrodestra? È lui il volto nuovo capace di dare un choc? Non lo sappiamo. Per ora possiamo solo dire che fare l'avvocato o il finanziere è cosa diversa dal guidare un Paese. Di certo Samorì ha molti soldi: bisogna vedere se avrà anche molti voti.  Per questo ci limitiamo a una sola osservazione: all'apertura dei seggi mancano quattro o cinque mesi e se togliamo le vacanze di Natale anche meno. Se non si vuole liquidare il partito dei moderati con una storica batosta, occorre smettere di litigare e decidersi. Il Popolino della libertà non ci serve. di Maurizio Belpietro  

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