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Ucraina, truppe russe in Crimea. Gazprom minaccia la sospensione del gas

simone cerroni
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In Crimea ormai non è solo guerra contro i soldati fedeli a Kiev e le forze armate ucraine presenti nella regione autonoma filo-russa, ma anche contro la diplomazia e le organizzazioni internazionali, quelle che non dovrebbero essere mai toccate e derise. Sul fronte militare continua l'avanzata russa e la presa dei centri nevralgici da parte dei fedeli di Mosca sia in Crimea, che a Donetsk. Renzi chiama Obama - Nel pomeriggio si è appreso della telefonata tra il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e il presidente degli Usa, Barack Obama: al centro la situazione ucraina. Secondo quanto si è appreso da fonti di Palazzo Chigi, la chiamata è durata circa 10 minuti. Renzi avrebbe ribadito ad Obama la forte partnership con gli Stati Uniti per la risoluzione positiva della crisi assieme ai partner europei, secondo quanto concordato e ribadito al vertice straordinario di Bruxelles dello scorso giovedì. Le manovre - Una colonna di camion militari senza insegne distinguibili, ma presumibilmente russi, è alle porte di Simferopoli diretta verso la capitale della repubblica autonoma di Crimea. Lo si apprende da testimoni sul posto. La colonna è composta da decine di mezzi che trasportano soldati, riferisce la fonte dalla cittadina di Zuya, meno di 10 km, da Sinferopoli. Secondo prime ricostruzioni il convoglio è arrivato da est, attraverso la città di Belogorsk. Ieri 7 marzo, invece, truppe russe hanno fatto irruzione poco dopo il tramonto in una base missilistica dell'aeronautica ucraina a Yuharinoy, alla periferia di Sebastopoli in Crimea, sede dell'unità A2355. Cancelli sfondati - I soldati di Mosca hanno sfondato i cancelli della base e ne hanno assunto il controllo senza dover aprire il fuoco. Circa due lunghe e tese ore di assedio a cento soldati fedeli di Kiev asserragliati in un bunker. Una dura trattativa al termine della quale le truppe di Mosca si sono ritirate. Ma il primo atto di guerra rimane. Sul piano diplomatico invece il Cremilino ironizza sulle mediazioni europee ed occidentali sulla crisi. Il portavoce di Putin, parlando con la televisione Rossiya 1, ha detto che "adesso possiamo sentire che l'Europa chiede alla Russia di avviare colloqui con persone di Kiev che si definiscono autorità ucraine, con la mediazione dei Paesi occidentali. Possiamo sorridere davanti a questo". Per Dmitry Peskov, "il credito di fiducia in questi garanti è probabilmente esaurito". Impedito l'accesso all'Osce - All'ironia del Cremlino sulle mediazioni e la diplomazia si è correlato ieri anche l'ennesimo stop alla missione dell'Osce. Le truppe di Mosca hanno impedito l'accesso agli osservatori che hanno tentato per la seconda volta – senza successo – di entrare in Crimea. I membri dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa – sostiene Mosca – non hanno il via libera delle autorità separatiste. Assalto alla frontiera - Sempre nella notte il Servizio delle Guardie di Frontiera (SGF), in Ucraina, ha denunciato che truppe russe hanno assalito una delle postazioni di vigilanza in Crimea, mettendo in fuga le guardia di frontiera e costringendo sulla strada le loro famiglie nel bel mezzo della notte. Gli aggressori hanno colpito il responsabile delle guardie, che ha tentato di resistere, e preso l'armeria; inoltre, gli aggressori hanno fatto irruzione nelle case dove vivono le guardie con le famiglie e, sotto la minaccia delle armi, hanno costretto tutti a raccogliere i propri averi e abbandonare il distaccamento. La Russia pronta al dialogo - Intanto il Ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, dopo aver detto che "ogni sanzione imposta dagli Stati Uniti alla Russia per la crisi in Ucraina potrebbero essere un boomerang per Washington", ha affermato, questa mattina in una conferenza con il suo collega tagiko, che la Russia è pronta ad avere un dialogo "onesto ed equo" sulla vicenda Ucraina. Ma il doppio gioco di Mosca continua. Il Cremlino ha minacciato di sospendere le ispezioni del suo arsenale strategico, compresi i missili nucleari, in risposta alle minacce dell'Occidente sulla crisi in Ucraina. L'attacco della Tymoshenko - Nel frattempo è tornata a parlare l'ex premier ucraino, Yulia Tymoshenko, che ha usato toni molto forti nei riguardi di Mosca in un'intervista rilasciata alla rete televisiva pan-araba Al-Jazeera: "Credo che oggi non è solo l'Ucraina che perderà la Crimea. Il mondo intero, se non reagirà a questa situazione, perderà stabilità. Credo che tutti i leader del mondo dovrebbero essere consapevoli di ciò. Il Cremlino ha dichiarato guerra. Non alla Crimea. Ma al mondo intero". L'ultimatum sul gas - Se gli altri giorni la Russia aveva già minacciato di chiudere i rubinetti del gas ieri i toni si sono fatti più realistici con la minaccia della Gazprom, la più grande compagnia russa ed il maggiore estrattore al mondo di gas naturale, di tagliare le forniture di gas all'Ucraina. "Se non salderà il suo debito, che ammonta a 1,8 miliardi di dollari, e non pagherà le forniture correnti, sospenderemo le forniture. Il rischio di tornare alla situazione creatasi all'inizio del 2009", ha detto l'ad di Gazprom Alexiei Miller, precisando che oggi scade il termine del pagamento per il gas russo fornito a febbraio. L'Italia e il rischio gas - L'Italia intanto si trova in mezzo alla disputa del gas, in quanto ha importanti interessi economici e finanziari che lo legano a Kiev: dagli approvvigionamenti di gas agli investimenti, dall'esposizione delle banche alle imprese italiane. L'Italia importa gas dalla Russia per oltre il 25% degli approvigionamenti, gas che passa dai metanodotti in Ucraina. Nonostante la situazione non si dice allarmato l'amministratore delegato dell'Eni Paolo Scaroni che, in un'intervista al quotidiano La Stampa, ha rassicurato che per il momento la crisi ucraina non avrà conseguenze sulle forniture del gas all'Italia, pur sostenendo che l'Europa dovrebbe ripensare la sua politica energetica. "Prima di tutto l'europa deve prendere atto che un continente dove l'energia costa il triplo che negli Usa ha un futuro difficile". "E' necessario - afferma Scaroni - puntare su shale gas e anche su nucleare".  

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