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Matteo Renzi non vuole Enrico Letta alla presidenza del Consiglio Ue

Andrea Tempestini
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Domino europeo. Poltrone che cancellano poltrone. Intrecci di potere dove ogni mossa ha delle conseguenze. Sullo sfondo, come elemento da cui muove tutto, ci sono le voci - fondate - sulla nomina di Enrico Letta a presidente del Consiglio europeo. Il nome dell'ex premier potrebbe essere quello su cui trovare un accordo: troppi i veti su Jean-Claude Juncker, a partire da quello di David Cameron. Una mossa che però non piace affatto a Matteo Renzi: non tanto per gli affatto antichi rancori, ma perché l'ascesa di Letta bloccherebbe quella di Federica Mogherini, in lizza per il ruolo di Alto commissario della Ue per gli Affari esteri. Due poltrone sono troppe, e la presidenza del Consiglio europeo è troppo "pesante" per essere rifiutata. Dunque se decollasse la candidatura di Letta, per la Mogherini, evaporerebbero le possibilità di essere la "nuova" Catherine Ashton, "ministro degli Esteri" dell'Europa. Progetti quirinalizi - Certo, c'è una questione personale, di riconoscenza e stima nei confronti della Mogherini, per la quale Renzi la vorrebbe Alto rappresentate degli Esteri. Una poltrona in verità dal peso relativo: amministrare la politica estera di una sorta di sovranazione (la Ue) che una politica estera non ce l'ha è un esercizio più retorico che pratico. Stima e riconoscenza, certo, ma anche - in pieno Renzi-style - un'operazione di facciata: dopo il bel viso della Boschi in un dicastero di peso, dopo le "donne spot" come capolista alle Europee, dopo qualche nomina alla presidenza (mai ad) delle società pubbliche, una nuova "figurina rosa" in Europa garantirebbe un buon ritorno d'immagine all'uomo da Rignano sull'Arno. Ma se sabotassero la nomina della Mogherini non subirebbe un colpo soltanto la "politica dell'immagine" di Renzi. Potrebbe subire un duro colpo anche il suo progetto quirinalizio, che prevede di mandare al Colle, dopo Giorgio Napolitano, Roberta Pinotti, oggi ministro della Difesa. Fattore Draghi - Ma che c'entrano Letta, Mogherini, Pinotti e il Colle? E' il domino delle poltrone, delle poltrone che cancellano poltrone, delle poltrone che una volta occupate obbligano a liberarne delle altre. Per esempio - esempio non casuale - quella del governatore della Bce, occupata da Mario Draghi, eletto nel novembre del 2011 e in carica - teoricamente - fino al 2019. Per l'Italia avere alla presidenza del Consiglio Ue Enrico Letta e a quella dell'Eurotower Draghi sarebbe troppo (inteso come troppo potere: non ce lo lascerebbero). Tanto che - si sussurra nei palazzi di Bruxelles - la candidatura di Letta sarebbe avallata da Berlino e da Angela Merkel, che non vedono di buon occhio le politiche della Bce by Draghi. Spedire Letta ai vertici europei, dunque, per ottenere "in cambio" la "liberazione" di Francoforte. Un domino complesso al termine del quale Draghi potrebbe trovarsi costretto a lasciare il suo incarico per poi planare senza troppi impicci proprio al Quirinale (dell'ipotesi se ne parla da tempo). E a quel punto, Renzi, non sarebbe riuscito a "piazzare" nessuna delle due donne per le quali si sta applicando: Mogherini in Europa, Pinotti al Colle. L'ok a Juncer - Dopo le voci sulla possibile nomina di Letta, e forse non a caso, ecco che arrivano proprio le dichiarazioni di Renzi e il suo "via libera" a Juncker alla presidenza della Commissione europea, "ma solo se c'è un documento chiaro che indichi dove vuole andare l'Europa". Così il premier lasciando il centro dove si è svolto il vertice del Pse che ha preceduto il Consiglio europeo. Renzi ha aggiunto: "E' passato il messaggio che avevamo dato anche noi, non solo noi, e cioè che prima di decidere i nomi si decidono le strategie. Su questo c'è il consenso di tutti nel Pse. Mi sembra - ha continuato - che sul metodo da seguire per le nomine siamo tutti d'accordo". Infine il premier ha sottolineato: "La bozza di documento è un passo importante per il metodo da seguire, poi c'è qualcosa da limare e sarà un lavoro che cominceremo a fare da questa sera".

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