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Jihad, l'asse tra Is e narcotrafficanti per colpire gli Stati Uniti dal Messico

Andrea Tempestini
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Articolo tratto da Diari d'America, il blog di Glauco Maggi su liberoquotidiano.it. Nello scorso fine settimana il Dipartimento di Sicurezza Pubblica del Texas, agenzia federale, ha emesso un Bollettino in cui lancia l'allarme sull'interesse dei militanti dell'ISIS di attaccare gli Usa dal confine messicano. E un rapporto del Judicial Watch, gruppo di attivisti che monitorano le attività del governo USA, ha rivelato che “gruppi terroristici islamici stanno operando nella città di frontiera messicana di Ciudad e pianificano l'attacco agli Usa con autobombe o altri veicoli trasformati in strumenti esplosivi”. Obama l'irresponsabile, parlando a Purchase (NY) davanti ai suoi fans facoltosissimi disposti ancora a pagare da 15 a 30mila dollari per vederlo da vicino (erano 250, tra banchieri e compagni di golf ed altri appartenenti all'1% della scala della ricchezza), in contemporanea con gli allarmi “domestici” di cui sopra, ne ha detta un'altra delle sue: “Capisco perché un sacco di gente è preoccupata…. Se guardate le notizie nei programmi serali, sembra che il mondo stia andando a pezzi… ma il mondo è sempre stato un casino …. E noi lo notiamo adesso, in parte, perché ci sono i social media”. Insomma, la colpa dell'apprensione crescente nell'opinione pubblica è nelle Tv e in Facebook, non nella realtà degli eventi e nel modo in cui Obama guida la politica americana: infatti, secondo Gallup, il 54% dei cittadini, di cui il 39% “fortemente”, disapprova il suo operato. Ed ecco, mentre Barack fa il “minimizzatore”, l'aggiornamento sui rischi incombenti di azioni terroristiche sul suolo USA. “Una revisione dei messaggi dell'ISIS sui social media durante la settimana finita il 26 agosto mostra che i militanti stanno esprimendo un interesse crescente nell'idea che possono infiltrarsi attraverso il confine sud-occidentale degli Stati Uniti per fare attacchi terroristici”, riporta il Bollettino governativo, citato sopra, diffuso per dare “consapevolezza sulla situazione”. Ancor piu' allarmante è che l'avviso venga a poco più di due settimane dall'anniversario dell'11 settembre 2001, una data che i terroristi hanno ben presente: infatti l'hanno già “celebrata” nel 2012 con l'assalto al Consolato Usa libico di Bengazi. Il comunicato emesso nelle stesse ore dal Judicial Watch ha specificato la minaccia con maggiori dettagli. “Gruppi di terroristi islamici stanno operando nella città di frontiera messicana di Ciudad e pianificano l'attacco agli Usa con autobombe o altri veicoli trasformati in strumenti esplosivi. Funzionari federali di alto livello, agenti dei servizi segreti ed altre fonti hanno confermato a Judicial Watch che un bollettino di allarme per un imminente attacco terroristico è stato emesso. Agenti di agenzie che fanno capo ai ministeri della Sicurezza Nazionale, della Giustizia e della Difesa sono stati messi in allarme e incaricati di lavorare aggressivamente su tutte le possibili piste e fonti che riguardano questa imminente minaccia terroristica. Specificamente, le fonti di Judicial Watch hanno rivelato che è confermato che i militanti del gruppo Islamic State of Iraq and Greater Syria (ISIS) stanno adesso operando a Juarez, città famosa per essere infestata da criminali e trafficanti di droga e situata di fronte a El Paso, Texas. Agenti dei servizi segreti Usa hanno raccolto conversazioni telefoniche e via radio che indicano che i terroristi di ISIS e di Al Qaeda stanno per , ha detto una fonte a Judicial Watch”. L'attacco sarebbe tanto reale, e prossimo, che pure il generale comandante della caserma Usa Fort Bliss, a El Paso, è stato messo al corrente della minaccia dal governo USA. “Non abbiamo ancora una strategia sull'ISIS”, aveva ammesso nello sconcerto generale Obama rinviando sine die ogni intervento in Siria. I terroristi, al contrario, sanno perfettamente che cosa vogliono fare. di Glauco Maggi @GlaucoMaggi

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