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Il leader independentista Salmond: "Noi mai schiavi dell'euro"

Lucia Esposito
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Sono 300 anni che la Scozia aspetta di diventare uno Stato sovrano. E domani ci riuscirà». Sono queste le parole che Alexander Elliot Anderson Salmond, per la sua gente semplicemente Alex Salmond, capo dei nazionalisti scozzesi, pronuncia al terrmine del suo ultimo infuocato comizio. Stanotte quest'uomo potrebbe entrare nella storia come il primo ministro di una Scozia indipendente. Dai nemici è soprannominato «el Presidente», per via del suo temperamento impetuoso e per il suo populismo. Libero  lo ha intervistato a poche ore dal voto. Alex Salmond, che succede se non passa il referendum? «Ho sempre detto di voler rispettare fino in fondo la volontà del popolo e non mancherò alla mia promessa. Spero che la maggioranza della mia gente, non rinunci a quest'occasione straordinaria e voti per il sì, perché il nostro Paese diventi finalmente uno Stato indipendente. Se ciò accadrà, daremo un forte contributo alla nascita dell'Europa dei Popoli e alla causa dell'indipendentismo nel resto del mondo. Noi vogliamo vivere in un contesto in cui la Scozia come Paese indipendente sia autonoma in modo tale da autogovernarsi meglio. La politica di Londra ha prodotto più poveri e ha tassato i meno abbienti, favorendo i ricchi a cui ha abbasto le tasse. Cameron è un Robin Hood al contrario. Se vincessero i no, non saremo certo noi a perdere la faccia, ma Downing Street. Noi non siamo una colonia, ma una nazione orgogliosa che crede nel suo destino». Perché gli scozzesi dovrebbero votare per il si? «È un gesto che può cambiare solo in meglio la nostra vita e quella dei nostri figli. Con il sì abbiamo l'opportunità storica di costruire un Paese più prospero. Sono emozionato nel vedere gli occhi del mondo intero puntati sulla Scozia; penso che abbiamo dimostrato una grande intelligenza politica.La Scozia è uno dei Paesi più ricchi del mondo, ma adesso come parte del Regno Unito, siamo solo al 20° posto nella classifica dei Paesi più ricchi. Votare per il sì, per la Scozia indipendente, significa salire al 6° posto della ricchezza mondiale». Certo che se dovesse vincere il sì, la Ue le farebbe la guerra. «L'ostracismo della Ue non mi impressiona affatto. Sappiamo bene che il primo ministro inglese ha chiesto a praticamente tutti i governi della terra di schierarsi con Downing Street per il no all'indipendenza della Scozia. Pochi però lo hanno fatto e questo ci incoraggia. Bruxelles teme il risultato favorevole al nostro referendum, ma lo fa per motivi economici e finanziari: alla base di tutto c'é il fatto che la Scozia pur avendo solo l'1% della popolazione europea, possiede il 60% delle riserve di gas e petrolio dell'intera Unione Europea, vale a dire risorse per 1.500 miliardi di sterline inglesi, cioé 2.400 miliardi di euro. Una vera e propria manna che Bruxelles teme di peredere... ma questa è la nostra straordinaia ricchezza. La verità è che l'Unione Europea non potrebbe comunque fare a meno di noi».  Cosa pensa dell'euro? «Non siamo per principio contrari all'euro, ma siamo contrari a cedere il controllo degli affari finanziari ed economici dalla Scozia a Bruxelles. La Scozia indipendente manterrà come moneta la sterlina. Del resto, io giro tra la mia gente e le posso grantire che la stragrande maggioranza degli scozzesi è contraria a entrare nell'euro, perché vede gli effetti devastanti che l'euro ha prodotto nell'economia di Paesi come l'Italia, la Spagna o la Grecia. Non vogliamo ritrovarci con una disoccupazione a livello record e con le nostre imprese in difficoltà». di Leonardo Piccini

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