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Scozia, vince il "no" al referendum sull'indipendenza

Andrea Tempestini
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Come tutti i sogni, anche quello dell'indipendenza svanisce all'alba: vince il "no", la Scozia resta sotto l'ombra della corona di Sua Maestà. I dati sono ancora parziali ma non lasciano alcun margine di incertezza: Edimburgo e Glasgow restano nel Regno Unito, gli indipendentisti hanno già riconosciuto la sconfitta. Dopo 29 circoscrizioni scrutinate su 32, il "no" si attesta al 55%, un poco al di sopra degli ultimi sondaggi che lo indicavano tra il 52 e il 54 per cento. Non un plebiscito, affatto, ma un risultato secco al quale ha contribuito un'affluenza record, pari all'87 per cento. Nicola Sturgeon, dello Scottish Nationalist Party, ha ammesso: "Come migliaia di altri in tutto il Paese ho messo cuore e anima in questa campagna e c'è un forte senso di delusione per aver mancato così a stretto giro una sicura vittoria". Il "sì" degli indipendentisti, infatti, si ferma al 45 per cento. Tra le curiosità, il fatto che Glasgow, un tempo roccaforte dei laburisti, si sia espressa per l'indipendenza: il "sì" ha vinto con il 53%, ma non è bastato. Il voto nel dettaglio - Gli unionisti, invece, hanno registrato un grande successo nelle isole Orcadi e Shetland, dove il "no ha prevalso rispettivamente con il 68% e il 64% dei voti. Roboante successo del "no" anche ad Aberdeen, la capitale scozzese del petrolio, che accogliendo l'appello delle aziende energetiche che nei giorni scorsi avevano lanciato l'allarme sui rischi derivanti dalla secessione ha votato "sì" con una percentuale che sfiora  il 60 per cento. Come detto, l'affluenza è stata da record: 4.285.323 scozzesi, il 97% degli aventi diritto, si era registrato per votare, e di questi l'87% si è poi recato alle urne, dove si sono registrate lunghissime file sin dalle prime ore del mattino di giovedì. Non sono mancate le scintille: a Clydebank, nell'Ovest del Paese, un militante indipendentista è stato arrestato con l'accusa di aver assalito un unionista (inoltre, come prevedibile, è spuntato il fantasma dei brogli: la polizia, a Glasgow, ha denunciato una decina di voti doppi). "Li abbiamo spaventati" - Tra i primi a commentare l'esito del voto, il primo ministro scozzese Alex Salmond, indipendentista, che invita ad accettare "democraticamente" la sconfitta. "La Scozia - ha spiegato - non sarà un Paese indipendente. Però questa partecipazione ha costituito un trionfo, la partecipazione molto forte e il messaggio altrettanto. A Westminster (il Parlamento inglese, ndr) hanno avuto paura, hanno capito che in Scozia c'è un grande movimento che vuole l'indipendenza".  Londra tira il fiato - Quindi le parole di David Cameron, il cui primo commento ufficiale è di sollievo. In attesa della conferenza stampa, arriva un tweet nel quale si congratula con Alistair Darling, a lungo Cancelliere dello Scacchiere, che in queste settimane ha guidato la campagna a favore del "no", Better Together: "Ho parlato con Alistair Darling - scrive Cameron - e mi sono congratulato con lui per una campagna ben combattuta". Poi le parole davanti alla stampa: "Siamo più uniti di prima, ora lavoreremo insieme per la devolution". Euforia sui mercati - La definitiva conferma della vittoria del "no", ha dato fiato ai mercati, che hanno apprezzato la scelta della Scozia: la sterlina ha ulteriormente spinto al rialzo la sterlina, dopo l'apprezzamento del giovedì, quando già aveva avuto un andamento brillante. Nelle ultime ore la divisa ha recuperato valore sul dollaro e sull'euro. Vele spiegate anche in Borsa, dove Tokyo - la prima per questioni di fuso a "reagire" all'esito del voto - ha chiuso ai massimi dal novembre 2007.

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