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Germanwings: il ritratto di Patrick Sondenheimer, il pilota eroe mancato della strage di Lubitz

Valeria Pacileo
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Di Patrick Sondenheimer, il pilota dell'Airbus a320 schiantato sulle alpi francesi, si sa pochissimo. Il suo volto non è mai stato mostrato, a richiesta della famiglia e delle autorità tedesche. Aveva trentaquattro anni, sposato ed era padre di due bambini, una di 6 e uno di 3. Ha sempre amato volare e lo faceva da moltissimi anni, il che lo aveva reso un espertissimo pilota. Per anni ha volato per la Lufthansa e la Condor, per poi decidere di volare con la compagnia low- cost Germanwings, perché a corto raggio gli permettevano di stare più vicino alla sua famiglia. Lo ha detto Elke Bonn, la maestra dei suoi figli, che ha descritto Patrick come una persona "espansiva, entusiasta, efficiente e che trasmetteva allegria". Sondenheimer è morto tentando disperatamente di salvare la sua vita e quella di 148 persone, ha lottato fino all'ultimo di entrare nella cabina di pilotaggio, cercando di evitare la strage causata da Andreas Lubitz.  Per il suo sforzo e il suo coraggio "merita la Medaglia d'onore", dice ora la nonna Marianne, anche se per la famiglia e per tutti gli altre un eroe lo è già.  Il disperato tentativo - "Apri questa maledetta porta!". Il comandante dell'aereo Germanwing ha urlato al copilota Andreas Lubitz che lo aveva chiuso fuori dalla cabina di pilotaggio. Dalla scatola nera emerge che nei primi minuti di volo tra il comandante e il pilota c'è stato uno scambio di battute. Inquietante, a leggerla ora, la risposta che Andreas Lubitz diede al comandante quando quest'ultimo gli disse di preparare l'atterraggio a Düsseldorf: Quest'ultimo pronuncia, come ultime parole, "Spero" e "Vedremo". Il pilota esce per andare in bagno e l'aereo comincia la discesa. Ma ecco nel dettaglio tutta la drammatica conversazione tra il copilota e il comandante. Trentanove minuti in cui il capitano vede la morte con gli occhi.

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