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Immigrazione, il nuovo allarme: sarà una invasione da Marocco ed Egitto, le guerre non c'entrano

Giulio Bucchi
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«Sta sbarcando di tutto». Dal Viminale iniziano ad ammetterlo. L'ondata migratoria che sta investendo l'Italia dall'inizio del 2015 non porta solo richiedenti asilo che fuggono da guerre e persecuzioni, ma anche chi cerca fortuna in Europa per motivi economici. Il dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del ministero dell'Interno aggiorna quotidianamente il numero degli arrivi. Pochi giorni fa, il totale aveva superato quota 110mila sbarchi (111.354, per la precisione). In testa ci sono eritrei (29.019); nigeriani (13.788); somali (8.559); sudanesi (6.745) e siriani (6.324). Tutte etnie che, a vario titolo, possono rivendicare il diritto di chiedere una delle forme di protezione internazionale: status di rifugiato, protezione sussidiaria e protezione umanitaria. Il guaio, per il Viminale, è che gran parte degli stranieri sbarcati sulle coste italiane rifiuta di farsi identificare. Un po' per evitare di essere costretti a compilare la domanda d'asilo in Italia, Paese di primo approdo, come prescritto dal trattato di Dublino. Un po' con l'obiettivo di rendere più difficile il percorso per il rimpatrio una volta classificati come «irregolari». Non è un segreto, infatti, denunciano da tempo le Forze dell'ordine e confermano le organizzazioni umanitarie, che senza le generalità di chi si vorrebbe rispedire a casa è pressoché impossibile procedere all'espulsione, se non altro perché manca uno Stato con il quale interfacciarsi. E qui torna d'attualità il timore che sta crescendo al ministero dell'Interno. Ossia che tra gli stranieri di cui non si è ancora provveduto all'identificazione, circa 40mila, ci siano molti «migranti economici», che non hanno diritto a presentare domanda di asilo. L'attenzione, in particolare, si sta concentrando su tre etnie: marocchini, egiziani e tunisini. Gruppi per i quali dovrebbe mettersi in moto il meccanismo dell'espulsione. Il condizionale è d'obbligo, visto che senza l'aiuto dei diretti interessati il compito è arduo. «Non possiamo obbligarli con la forza e per procedere al fotosegnalamento ci vuole la collaborazione del migrante», confessa un funzionario in prima linea nella gestione degli sbarchi. Per non parlare del fatto che, anche qualora si arrivasse all'identificazione, «senza accordi di riammissione con i Paesi di origine», come ammesso dal viceprefetto Maurizio Falco, del dipartimento immigrazione, «l'espulsione è praticamente inattuabile». Un rischio, rassicurano dal Viminale, che l'Italia non corre con il Marocco, «dove abbiamo un buon accordo». Ma il problema resta per gli altri. E l'afflusso continua. Le previsioni sono fosche. Da qui al 30 settembre, il ministero dell'Interno prevede almeno altri 20mila arrivi complice la chiusura dei varchi spagnoli. A preoccupare il Viminale sono anche le nuove modalità per raggiungere i punti di partenza verso l'Italia: i voli charter dal centro Africa alla Libia e l'intensificarsi della rotta balcanica. «E a bordo non ci sono solo quelli che rivendicano il diritto di asilo...». Di questo passo sarà sfondato, entro la fine dell'anno, il numero dei 200mila ingressi previsti. E se saranno rispettate le proporzioni dello scorso anno tra sbarcati e richiedenti asilo, l'Italia si troverà sul groppone altri 100mila clandestini. Nel 2014 sono stati 170.757 i migranti arrivati nel nostro Paese. Le domande di asilo presentate alle varie commissioni territoriali, però, sono state 64.886. Un numero più che doppio rispetto a quello dell'anno precedente, con un incremento del 143%. Ma questo significa che oltre 100mila stranieri sbarcati nel corso del 2014 si trovano comunque in condizione di irregolarità. I primi dati del 2015, poi, rivelano che solo metà delle richieste di asilo sono coronate da successo. A febbraio risultavano presentate ulteriori 5.769 domande. Su 3.301 richieste di protezione esaminate dall'inizio dell'anno, 1.609 hanno avuto esito negativo. di Tommaso Montesano

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