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Donald Trump razzista? Macché, conquista i latinos

Andrea Tempestini
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Abbiamo evidenziato spesso come si stia diffondendo la percezione di figure, innanzitutto politiche, come figurine da attaccare a un album: c'è il razzista, il sessista, lo sporco capitalista, l'omofobo ecc. Un gioco, questo, che va a beneficio dei dem, i quali denigrando gli avversari ne ricavano voti e plauso. L'ultimo a subire questa mistificazione in negativo è Donald Trump, accusato di essere tutte e quattro le peggiori figurine. Anche Barack Obama - che pure ha molto sfruttato di esser visto come la figurina black - si è accodato allo snobismo verso l'imprenditore americano. “Non credo che Donald Trump diventerà presidente", ha detto in un'intervista alla Cbs. "È il tipico personaggio da reality tv", ha aggiunto parlando del candidato alle Primarie repubblicane. Al solito, Obama sottovaluta il potenziale di Trump. Così come lo stanno sottovalutando tutte le élite di sinistra. La sua avanzata nell'apprezzamento popolare, infatti, è straripante e per i democratici è difficile arginarla. Quindi si ricorre ad ogni mezzo, come per esempio continuare a dargli del razzista. Anche se viene sempre più apprezzato da quelli che, secondo i suoi mistificatori, egli odierebbe. Mentre aumentano esponenzialmente i latinos pro legalità che si dichiarano a suo favore, il mondo dem americano continua – cieco o in malafede, a rimestare ancora nella polemica sui latinos. Qualche giorno fa, i Democratici si sono aggrappati persino a Julio Iglesias, il quale ha dichiarato che non canterà mai nei casinò di Trump. Ma, soprattutto, lo ha definito “un pagliaccio”. Da che pulpito viene il giudizio? Da uno che cantava "sono un pirata / sono un signore"… In realtà, la base – anche latina – non è per nulla compatta nell'odiare Donald, anzi. Mentre Iglesias faceva le sue sparate, saliva sul palco della convention di Trump a Las Vegas la sua “più grande fan”. Una ispanica. Colombiana, Myriam Witcher ha manifestato tutta la sua ammirazione per il programma politico di Trump. Ma immediatamente dopo molta stampa locale non le ha domandato perché lo apprezzasse, bensì se fosse stato lo staff di Donald ad invitarla all'incontro. Cosa che, seppure fosse (ma lei ha risposto di no), perché mai dovrebbe inficiare la credibilità di un'ammirazione tanto ampia da portare la signora Witcher ad esprimerla non solo su quel palco, ma anche sui social? Infine c'è il cantante portoricano Ruben Obed Martinez, nato in New Jersey ma più latino di Iglesias (basta sentirne le canzoni o guardarne una foto), che ha perfino inciso una canzone pro Trump, intitolata The Trump Latino Anthem (L'inno latino di Trump). Il testo dice: . Questi sono i latinos che di Trump amano l'auspicio ad un'immigrazione non clandestina. di Gemma Gaetani

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