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Emmanuel Macron sceglie Enrico Letta per il comitato di riforma dello Stato

Eliana Giusto
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L'ex presidente del Consiglio Enrico Letta, farà parte della Commissione pubblica per la riforma dello Stato e della Pubblica Amministrazione, il "Comité Action Publique 2022", promossa dal nuovo inquilino dell'Eliseo, Emmanuel Macron. Il progetto, cui parteciperanno 27 personalità francesi e straniere, ricalca, a dieci anni di distanza, la "Commissione Attali", promossa da Nicolas Sarkozy, e di cui fece parte anche l'ex premier Mario Monti. Si potrebbe pensare che la partecipazione a quell'organismo sancì il riconoscimento di Monti come politico europeo di primo piano e che gli consentì di raccogliere un capitale reputazionale che gli aprì, quattro anni dopo, le porte di Palazzo Chigi. E, tracciando un parallelismo, si potrebbe presumere che la Commissione voluta da Macron possa essere un trampolino di lancio anche per Letta, il quale non ha mai fatto mistero di pensare a un suo ritorno in campo. Certo, Monti allora era già stato Commissario europeo, aveva ricoperto ruoli di spessore sia in ambienti accademici che internazionali, ed era considerato estremamente affidabile da parte dei partner europei e delle istituzioni comunitarie. Affidabilità confermata anche dalle parole del presidente della Bce Mario Draghi che, durante la crisi del 2011, dichiarò: "L'Italia ha il pilota automatico". Ora Letta, che si è autoesiliato a Parigi dopo lo scotto della defenestrazione da Palazzo Chigi da parte di Renzi, se non ha i riconoscimenti internazionali di Monti, ha dalla sua le critiche condizioni della politica italiana. Una situazione da malato terminale. La prospettiva di un Paese ingovernabile spaventa i piani alti di Bruxelles, da sempre amanti della sana stabilità teutonica. Inoltre la presenza nel nostro Paese di forti movimenti euroscettici (il M5S e la Lega), e lo scarso appeal dello stesso Renzi, ritenuto a malincuore l'unico argine in Italia al populismo, farebbero propendere la bilancia dalla parte di Letta. L'ex premier ha dalla sua anche i veti posti da Mdp, i fuoriusciti del Pd, che vedono Renzi come fumo negli occhi e condizionano il loro futuribile ingresso in una maggioranza con il Pd a un premier che non sia né Gentiloni, né, tantomeno, il segretario dem. Letta sarebbe dunque ben visto dalla galassia alla sinistra del Pd, e non dispiacerebbe nemmeno a Berlusconi, date le sue posizioni moderate e la sua distanza dalla sinistra più intransigente. Inoltre Letta è nipote del plenipotenziario del Cavaliere, l'eminenza grigia Gianni, il quale potrebbe intercedere per favorirlo. Insomma, il vento sembra spirare in favore della vela europeista di Enrico Letta, un vento di moderazione e stabilità, che non dispiace neanche in Europa vista la situazione finanziaria del nostro Paese, resa ancora più delicata dall'imminente fine dei programmi di stimolo della Bce, il Quantitative easing. Un'altra coincidenza: anche Monti fu scelto in un periodo nero dell'economia con l'incondizionato appoggio dell'Europa. A pensar male si fa peccato ma ci si azzecca sempre, diceva Andreotti.

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