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Austria, il partito dell'ultradestra si prende tre ministeri chiavi: ha il mano il governo

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Giovanni Ruggiero
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"Non avete nulla da temere". Herbert Kickl è intelligente, e sa che l'Europa va rassicurata. Il nuovo governo austriaco è nelle mani dell'estrema destra del Partito della Libertà (Fpo), del quale il ministro dell'Interno designato è da sempre l'ideologo, fin da quando scriveva i discorsi di Jorge Haider, il leader della Carinzia morto nel 2008 e artefice della prima preoccupante ascesa dei filonazisti nell'Austria del dopoguerra. Hainz Christian Strache ha ottenuto tutto ciò che aveva chiesto, tranne il referendum sull'Unione Europea, ma non è detto che un giorno non si possa tenere anche quello, magari dopo che Vienna avrà finito di avere la presidenza dell'Unione europea nella seconda metà del prossimo anno. Per adesso Strache può contare su tre ministeri chiave: Interno, con Kickl; Esteri, che sarà guidato da Karin Kneissl; Difesa, affudato a Mario Kunasek. È una vittoria a man bassa, favorita forse dall'inesperienza del giovane Sebastian Kurz, che ha dovuto cedere anche sul luogo in cui è stata tenuta la conferenza stampa per l'annuncio del governo: una residenza sul Kahlenber, la collina che guarda Vienna e il Danubio, e che nel 1683 fu il punto della riconquista di Vienna nelle mani ottomane. "È solo un bel posto", ha minimizzato Strache, ma Norbert Hofer, capo dello Stato mancato e adesso designato a guidare il ministero delle Infrastrutture, ha spiegato: "Certo, dicono che la scelta di questo luogo non ha una sua rilevanza, ma per il Partito della Libertà la ha, almeno in relazione al 1683". Il programma del governo è noto, già anticipato nei giorni scorsi da Kurz, che rischia oggi di essere un fantoccio nelle mani di Strache: "Riduzione delle tasse, dare un impulso all'economia, garantire maggiore sicurezza, anche attraverso con il contrasto all'immigrazione illegale". A fare da argine è solo Alexander Van der Bellen, il capo dello Stato, che ha allontanato la prospettiva del referendum sulla permanenza di Vienna nell'Ue ("avremmo voluto farlo, ma per ora non se ne parla", ha detto un dispiaciuto Strache) e ha preteso che sia mantenuto il profilo europeista dell'esecutivo e l'impegno per la Convenzione europea dei diritti umani.

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