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La Corte di giustizia europea condanna la ditta russa e affossa anche gli europei

Giovanni Ruggiero
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"Il Consiglio Europeo, che spinge per riconfermare le sanzioni contro la Russia anche per il prossimo anno, si rende conto di danneggiare pesantemente società russe come Rosneft che  hanno  anche  azionisti stranieri ed europei? Si rende conto l'UE di colpire anche aziende italiane, tedesche, austriache che lavorerebbero con piacere con gruppi russi internazionali come appunto Rosneft?". E' la domanda che, dopo il Consiglio europeo dello scorso fine settimana, rivolgono parlamentari di alcuni membri dell'UE, tra cui l'Italia. Come "Libero" ha già scritto la scorsa settimana, le sanzioni dell'UE contro la Russia danneggiano soprattutto i paesi europei e Rosneft ha già denunciato ufficialmente alla Corte europea le decisioni di Bruxelles, definendole "illegittime". Ma il "tribunale" dell'UE ha respinto il ricorso d Rosneft, avallando decisioni politiche e strumentali dell'Unione e scatenando anche la rabbia di alcuni parlamentari nazionali ed europei. Il tragicomico paradosso è che Rosneft, duramente colpito dalle sanzioni alla Russia, è un colosso energetico non soltanto russo, ma internazionale, con migliaia di azionisti anche stranieri. Il suo più grande azionista, dopo il governo russo, è infatti BP, che detiene il 19 % delle azioni della società. Dalla fine dello scorso anno, un'altra quota di Rosneft, pari ad un altro  19 %,  appartiene ad un consorzio internazionale, in cui spiccano il gruppo petrolifero svizzero " Glencore" e il fondo del sovrano del Qatar. Pertanto quasi la metà delle azioni della società appartengono a azionisti internazionali ed europei che subiscono loro malgrado i pesanti danni economici da chi, come l'UE, dovrebbe invece difendere i posti di lavoro, l'economia, il benessere degli stati membri. "Le sanzioni  infliggono danni economici ai partner europei di Rosneft - scrivono i russi nella denuncia -, che producono attrezzature tecniche, colpiscono banche e fondi di investimento europei, che collaborano con Rosneft in contratti di credito e sono disposti a investire nello sviluppo dell'industria petrolifera russa". A seguito delle sanzioni, Rosneft ha dovuto per esempio annullare il suo manifestato interesse nel rifornimento della raffineria italiana Saras, con evidente effetto negativo sull'industria italiana della lavorazione del petrolio. Di qui la denuncia dettagliata di Rosneft contro il Consiglio dell'UE che, sottolinea il colosso energetico moscovita,"ha oltrepassato i suoi compiti in quanto ha approvato un atto legislativo in cui si violano i principi fondamentali del funzionamento dell'UE, approvando simili sanzioni". L'accusa é pesante: secondo Rosneft , il Consiglio dell'Unione europea ha ignorato la procedura legislativa e ha usurpato i poteri e l'autorità della struttura UE, escludendo altri organi dell'Unione dalla procedura di adozione degli atti legislativi. Diversi parlamentari di alcuni stati membri dell'UE hanno preso carta e penna e attaccato la Corte di giustizia europea. In particolare il tedesco Markus Frohmaier, deputato al Bundestag di Alternative fuer Deutschland, ha rilasciato una dura dichiarazione ripresa dai media tedeschi.  "In Germania 300mila lavoratori tedeschi sono rimasti disoccupati a causa della chiusura dei rapporti delle industrie tedesche con Rosneft - ha sottolineato il parlamentare al Bundestag, fiero oppositore della cancelliera Merkel-Non vi è alcun dubbio sul fatto che il Tribunale europeo stia compiendo decisioni altamente politicizzate. Quando un'istituzione sovranazionale esercita pressioni sui suoi membri contrarie ai loro interessi, è tempo di discutere l'influenza e il potere di tali istituzioni. Lo strumento delle sanzioni economiche contro la Russia e le compagnie russe sta danneggiando il nostro interesse nazionale e gli interessi commerciali della Germania e di tutta l'Europa".   Sulla stessa lunghezza d'onda anche l'italiana Deborah Bergamini.“Le conseguenze negative generate dalle sanzioni non riguardano solo la Russia ma una gran parte d'Europa - ha sottolineato la parlamentare forzista -. In Italia ad esempio abbiamo stimato come la perdita economica che le aziende italiane ricevono  dalle sanzioni ammontano in una sola ora a circa 411mila euro, un danno enorme". Dall'Austria si è alzato forte il grido del dirigente della Fpoe (il partito di destra oggi al governo)Johannes Hubner: "La Corte Europea ha violato pesantemente le proprie competenze, approvando queste leggi sanzionatorie". Anche i parlamentari italiani Lucio Malan , Fabrizio Bertot, Alberto Cirio e Alessandro Meluzzi si sono scagliati contro la Corte di giustizia Ue. "Rigettando il ricorso di Rosneft, il tribunale  ha perso l'occasione di rimediare ad un errore politico prima ancora che economico fatto dall'Unione Europea- scrivono-. Nel colpire specificatamente Rosneft si contraddicono addirittura  le ragioni ufficiali delle sanzioni stesse,  in quanto la società che opera in regime concorrenziale sul territorio europeo sulla base di accordi e contratti stipulati nel rispetto di norme europee, non ha avuto alcun ruolo nell'annessione della penisola di Crimea e non ha alcun interesse nelle regioni ucraine protagoniste di una grave è triste tragedia umana. Rosneft è partecipata in misura rilevante da società europee anche comunitarie ed opera in collaborazione e con partnership con le più importanti compagnie energetiche europee". Nemmeno l'imminente Natale riesce a rendere più sereni i rapporti tra le burocrazie di Bruxelles e i legittimi interessi degli stati europei. di Gianluca Savoini

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