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"Cerchiamo di abbandonare le sigarette": la crociata della Philip Morris

Giulio Bucchi
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"Cerchiamo di abbandonare le sigarette": è lo slogan di una vasta campagna mediatica sui principali quotidiani lanciata nel Regno Unito non da un'organizzazione salutista o ambientalista, ma dal gigante del tabacco Philip Morris International. "Non sarà facile - recita ancora il testo della campagna - ma siamo determinati a rendere questa visione una realtà". Nel Regno Unito i fumatori di sigarette sono infatti ancora 7,6 milioni, e benché gli effetti del fumo per la salute siano ormai ampiamente noti, molti di questi dimostrano di non riuscire o di non avere intenzione di abbandonare la sigaretta. È per questa categoria di consumatori ad alto rischio - si calcola che il fumo causi ogni anno oltre 7 milioni di decessi in tutto il mondo - che la scelta dei principali produttori di tabacco (Philip Morris in primis, ma ad oggi anche diversi altri produttori) continua a virare in maniera sempre più decisa verso prodotti alternativi, come le sigarette elettroniche e i prodotti a tabacco riscaldato. Questi ultimi, commercializzati in alcuni Paesi a partire dal 2014 e oggi presenti in un numero crescente di mercati internazionali, anche in assenza di evidenze scientifiche indipendenti hanno già ottenuto in alcuni casi un successo senza precedenti: è il caso del Giappone, dove alla fine del 2017 oltre il 15% dei fumatori aveva scelto di abbandonare la sigaretta per passare ai nuovi prodotti senza combustione, con picchi di oltre il 30% in alcune zone. Quanto alle evidenze scientifiche, parallelamente all'introduzione di IQOS (il prodotto di punta nella categoria "senza fumo") nei diversi mercati, sono diversi gli enti di ricerca indipendenti che nelle ultime settimane hanno espresso importanti valutazioni sui nuovi prodotti: Il "Committee of Toxicology" britannico (COT), una branca della Food Standard Agency, ha esaminato per conto del Dipartimento della Salute le evidenze disponibili su due prodotti a tabacco riscaldato, IQOS (PMI) e iFUSE (BAT), evidenziando come i costituenti dannosi siano ridotti del 50-90% rispetto alle sigarette, determinando verosimilmente una riduzione dei rischi sia per i consumatori che in termini di ricezione passiva. Ciononostante, il comunicato emesso dal Comitato, oltre a ribadire che smettere di fumare è il modo migliore per ridurre il danno da fumo, ha affermato anche che le prove disponibili non sono ancora del tutto sufficienti per quantificare precisamente il rischio per i consumatori. Analogamente, in Germania, l'Istituto federale tedesco per la valutazione dei rischi (BfR, una branca del Ministero Federale dell'alimentazione e dell'agricoltura, responsabile della valutazione di questioni relative alla protezione dei consumatori) ha condotto studi di laboratorio per verificare i risultati degli studi di Philip Morris su IQOS. I rappresentanti della BfR hanno riferito ai media che le loro scoperte "coincidono ampiamente" con quelle messe a disposizione dell'industria e che "è probabile che la significativa riduzione nel rilascio di sostanze sospettate di danneggiare la salute, sia associata a minori rischi per la salute rispetto alle sigarette convenzionali". Anche in Italia i prodotti senza fumo sono stati commercializzati a partire dal 2014, incontrando una progressiva diffusione e, secondo i dati comunicati da Philip Morris agli investitori, una quota di mercato pari ad oggi a circa l'1%.

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