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Corea del Nord, la punizione terrificante per gli atleti delle Olimpiadi: cosa rischia chi non vince

Giovanni Ruggiero
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Il ritorno in Corea del Nord non sarà dei più felici per gli atleti spediti da Kim Jong-Un con grandi aspettative alle Olimpiadi Invernali, finora arrivati ultimi in quasi tutte le discipline. Proprio sullo sport il dittatore comunista puntava tantissimo, come riporta il Corriere della sera, prendendo come spunto il modello della Germania Est, che in ogni edizione dei Giochi faceva incetta di medaglie. I risultati però non sono arrivati, alimentando tra i membri della delegazione nordcoreana a Pyeongchang voci terrificanti sulle punizioni che li aspettano. Leggi anche: Corea, la scoperta terrificante sui missili di Kim: perché può colpire subito Gli atleti della Corea del Nord sono ben consapevoli di cosa siano capaci gli uomini del regime. I metodi di selezione e preparazione degli atleti sarebbero già rinomati per disumanità e crudeltà. I racconti di quel che accade, come quelli riportati da pugile Choi Hyunmi, sono agghiaccianti, brutali: a cominciare dalla selezione a 11 anni: "Tutto era competizione, cercavamo di eliminarci l'una con l'altra, ci svegliavamo prima dell'alba per allenarci più della compagna di branda. Quando si faceva la doccia, l'ultima a finire doveva pulire e la prima che arrivava a mensa cercava di mangiare il più possibile, anche le razioni delle altre". I precedenti storici non suggeriscono buone prospettive per gli atleti nordcoreani. Nel 1966 la nazionale che battè gli azzurri di Fabbri, una volta tornata a casa fu spedita nei campi di lavoro, perché non aveva vinto il torneo. Secondo la pugile Choi sono sciocchezze della propaganda di Seul, di certo però Kim non sarà felicissimo delle brutte figure collezionate in tutte le gare trasmesse in mondovisione.

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