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Il trionfo di Orban, in "Putin d'Europa" anti euro e anti immigrati

Maria Pezzi
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Le elezioni politiche di ieri che in Ungheria hanno fatto da apripista al terzo mandato consecutivo del primo ministro Viktor Orban - nella notte i primi dati davano il partito di centrodestra Fidesz in testa a valanga - si sono svolte in un clima di acerrima rivalità fra la formazione governativa e tutte le opposizioni, unite dalla sinistra dei socialisti Mszp alla ultradestra del movimento Jobbik. Le urne, per i circa 7,9 milioni di ungheresi chiamati al voto erano state aperte fin dalle 6 del mattino e ancora all' ora di chiusura, alle 19, c' erano file ai seggi delle maggiori città, con centinaia di cittadini che attendevano di votare in extremis. Un incremento dell' affluenza che ha ritardato la chiusura dei seggi e, di conseguenza, l' arrivo delle prime stime sull' esito elettorale. Secondo le prime proiezioni, il partito di Orbàn sfiora il 50%, con 133-134 seggi su 199. Ovvero la maggioranza qualificata per modificare la Costituzione. Opposizioni competitive solo a Budapest. Un mare arancione, il colore di Fidesz, con qualche chiazza rosso e blu, le tonalità delle opposizioni. Orban e la moglie hanno votato la mattina presto in un seggio della Capitale. Il premier ha dichiarato: «Questo è un voto per il futuro. Questo è un paese serio, un grande paese che, quando è necessario ha saputo sorgere per sé stesso, per questo possiamo avere fiducia nel popolo, e io accetterò la sua decisione». E a proposito della contrapposizione con l' Ue: «L' Ue non è a Bruxelles, è a Berlino, a Budapest, Varsavia, Bucarest. L' Ue non significa Bruxelles, significa le capitali unite assieme». Ha ribadito che l' Europa è l' Europa dei popoli, delle nazioni, rivendicando come il diritto di un paese a essere sovrano sul suo territorio e a respingere immigrati non invitati. I risultati definitivi saranno divulgati oggi, ma già nella notte sono state confermate le anticipazioni dei sondaggi che assegnavano a Fidesz almeno il 40% dei voti, con i principali rivali, Jobbik ed Mszp rispettivamente attorno a 17-19% e 12-14%. La partita si è giocata molto sul filo dell' affluenza: i commentatori - smentiti dai fatti - erano concordi nel ritenere che un' affluenza buona ma non eccessiva, attorno al 60% avrebbe favorito Fidesz, mentre una del 70% avrebbe potuto indicare un' avanzata delle opposizioni. In particolare, il capolista dell' Mszp, Gergely Karacsony, ha definito «un segnale incoraggiante» la partecipazione al voto del 68,1% degli elettori. Ma poi le prime proiezioni hanno spazzato via tutti i dubbi sul successo di Orbàn. di Mirko Molteni

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