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La Merkel gioca col fuoco: "Secondo me a Bruxelles...". Migranti, ci prende in giro

Giulio Bucchi
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Quello di domenica sui migranti sarà solo un «incontro consultivo, uno scambio di vedute. Non si prenderanno decisioni», mette le mani avanti Angela Merkel. E passi, visto che si tratterà di un vertice informale al termine del quale non sarà redatta una dichiarazione congiunta finale. Ma che lo stesso esito avrà anche il Consiglio dei capi di Stato e di governo Ue della settimana successiva (28 e 29 giugno), quello che i leader europei prepareranno appunto domani a Bruxelles, è tutt' altro che trascurabile. Soprattutto se ad ammettere la paralisi dell' Unione, in un summit definito «decisivo», è la stessa cancelliera. «Sappiamo che non ci sarà alcuna soluzione a livello dei 28 Stati membri per un pacchetto di misure sulle questioni migratorie», anticipa Merkel da Beirut, dove è in visita ufficiale. Leggi anche: La data in cui Salvini può far saltare in aria l'Europa Insomma, tanto rumore per nulla. Il Consiglio Ue che avrebbe dovuto riscrivere le regole sull' immigrazione non sarà risolutivo. «Una soluzione comune europea non può arrivare così in fretta», ha spiegato Ulrike Demmer, portavoce del governo tedesco. Eppure era stato Emmanuel Macron, presidente francese, ad assicurare, due mesi fa, in occasione dell' incontro a Berlino con la stessa Merkel, che quello della prossima settimana sarebbe stato un appuntamento storico: «Abbiamo l' obiettivo di presentare una visione comune». Veti incrociati - Paralizzato dai veti incrociati, il Consiglio Ue si avvia verso un nulla di fatto. Merkel fa capire di preferire le intese «bilaterali, trilaterali, multilaterali». Domani Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia renderanno evidente la distanza che le separa dall' asse Parigi-Berlino. Il gruppo di Visegrad diserterà l' appuntamento a 16. Per loro è prioritaria la «protezione delle frontiere» esterne, più che il dossier sulla ripartizione dei richiedenti asilo, un punto sul quale sono contrari a qualsiasi concessione. Merkel, però, batte il tasto proprio sui «movimenti secondari» dei migranti, quelli cioè che riguardano i richiedenti asilo che, una volta entrati nei territori europei da un Paese di frontiera, si spostano poi verso il Nord Europa. I tedeschi vorrebbero rispedire i profughi allo Stato di primo approdo (ad esempio l' Italia). Poi c' è il governo italiano, che punta alla revisione del regolamento di Dublino che mette in capo al Paese di primo approdo la gestione di ogni sbarcato. Roma presenterà la sua proposta, ma a Palazzo Chigi sanno bene che su Dublino non si passa. Così Giuseppe Conte rinsalda il rapporto con la Libia per bloccare la ripresa dei flussi: ieri il premier ha chiamato il suo omologo Fayez Sarraj. I due hanno concordato «sull' importanza di trovare soluzioni» e di «aumentare la cooperazione tra due Paesi amici». La torta economica - Palazzo Chigi conta anche di sbloccare lo stanziamento di altri 500 milioni di euro per far decollare il fondo Trust Fund Africa. L' Italia vuole che tutti i partner siano coinvolti. Obiettivo che pare lontano, a osservare le bordate che Matteo Salvini, ministro dell' Interno, continua a lanciare verso Macron: «Non venga a spiegare agli italiani come ospitare gli immigrati, li accolga lui». di Tommaso Montesano

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