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Marò, via libera dal governo indiano: rischiano la pena di morte

L'approvazione della Sua Act mette in pericolo la vita di Salvatore Girone e Massimiliano Latorre. Verdetto il 3 febbraio

silvia belfanti
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Il governo indiano accelera: i marò italiani rischiano la pena di morte. Il Times of India ha riportato lunedì 20 gennaio gli sviluppi della vicenda dei due militari italiani, Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, che rischiano nuovamente la pena di morte. Dopo lunghe settimane di discussioni – riferisce la versione online del giornale – è stato infine approvato il Sua Act, la legge anti-pirateria e sulla sicurezza marittima, che prevede la pena capitale. Le esecuzioni in India sono casi rarissimi ed erano state bloccate per 8 anni, fino al novembre 2012, quando venne giustiziato il terrorista responsabile delle stragi di Mombai nel 2008.  La legge che fa tremare i marò - Il Sua Act recentemente approvato comprende anche il caso dei due marò, accusati di aver ucciso due pescatori mentre si trovavano in acque internazionali il 15 febbraio 2012, quasi due anni fa. Il governo di New Delhi ha comunque escluso che i nostri militari possano essere condannati a morte e si aspetta il verdetto della Corte Suprema, che sarà espresso nell'udienza rinviata al 3 febbraio. Nel frattempo si cercano soluzioni per questa situazione poco chiara e che crea molte tensioni tra i rapporti internazionali, come espresso più volte dal ministro degli Esteri italiano Emma Bonino.  Mauro: "Latorre e Girone sono innocenti" - Il ministro della Difesa Mario Mauro ha dichiarato riferendosi a questi nuovi sviluppi: "Anzitutto, Massimiliano e Salvatore sono innocenti; semmai spetta alle autorità indiane provare il contrario. Le Corti interessate sinora si sono sconfessate fra loro. La Corte suprema ha smentito la Corte del Kerala, e ha cassato quel processo. Quindi, adesso possiamo affermare fondatamente che i nostri fucilieri sono stati nel tritacarne delle elezioni del Kerala, con la sconfessione della Corte suprema; e adesso rischiano di finire nel tritacarne mediatico delle elezioni federali indiane e proprio per questo è inaccettabile che a distanza di due anni non siano state formulate con chiarezza le accuse ai due marò".  

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