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L'Ue preoccupata dal referendum svizzeroMerkel: "Ci saranno grossi problemi"Esulta la Lega: "Anche in Italia"

Nicoletta Orlandi Posti
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La Commissione europea "si rammarica del fatto che sia stata approvata un'iniziativa per l'introduzione di limiti quantitativi all'immigrazione". Così Bruxelles ha commentato l'esito del referendum in Svizzera sulle limitazioni all'immigrazione, sottolineando che "va contro il principio della libera circolazione delle persone tra l'Ue e la Svizzera".  La Commissione, "esaminerà nel suo complesso le implicazioni di questa iniziativa sulle relazioni con la Svizzera".  Il nodo è che nonostante la Svizzera non faccia parte dell'Ue ha siglato nel 1999 con Bruxelles un accordo per il libero movimento dei cittadini dei Ventotto. Accordo entrato in vigore nel 2002.  Malgrado il quesito si limitava all'aspetto migratorio si potrebbe aprire un 'vaso di Pandora' di contromisure e rappresaglie sulle relazioni commerciali tra Berna e Bruxelles. L'economia elvetica è legata strettamente con il blocco Ue che la circonda. C'è poi il discorso dei 400.000 svizzeri che vivono in Paesi Ue, spesso con doppia nazionalità, e oltre un milione di europei che vive nella Confederazione.    Vorreste un referendum simile anche in Italia? Vota il sondaggio di Libero   I dubbi della Merkel - Secondo la cancelliera tedesca Angela Merkel il voto svizzero sull'immigrazione "creerà grossi problemi". Il governo tedesco "prende atto del risultato del voto popolare e lo rispetta", ha dichiarato il portavoce del governo Steffen Seibert. "Dal nostro punto di vista tale risultato costituisce  tuttavia un problema considerevole". Spetta ora alla Svizzera   presentarsi all'Unione europea e spiegare come vuole attuare il voto popolare. Ci saranno discussioni molto difficili, ma il nostro interesse "deve rimanere quello di mantenere le relazioni UE-Svizzera quanto più strette possibile". Le reazioni del governo italiano - Le perplessità dell'Ue trovano una sponda in Italia dove il governo, per bocca del ministro degli Esteri, Emma Bonino, giudica il risultato del referendum "preoccupante". "Ne parleremo al Consiglio", ha aggiunto riferendosi alla riunione dei ministri degli Esteri dell'Unione europea in programma oggi a Bruxelles e "valuteremo" anche le possibili conseguenze sugli   accordi bilaterali in materia fiscale, ha aggiunto il ministro. Secondo il ministro dell'integrazione Cecile Kyenge, che ha definito il risultato "populista", "Il punto non è chiudere le frontiere ma avviare una politica interna di integrazione e riportare al centro i diritti di persone che dovrebbero avere stipendi uguali" a quelli dei cittadini dei Paesi di accoglienza. La Lega esulta - "I cittadini hanno sempre ragione. Gli svizzeri difendono gli interessi svizzeri e fanno bene; come la Francia espelle i rom, gli inglesi fanno pagare la sanità agli stranieri, l'Australia allontana i barconi. Tutto il mondo difende la propria gente, chiude le porte, tranne l'Italia, mi sembra un suicidio", ha commentato Matteo Salvini ha commentato l'esito del referendum elvetico sull'immigrazione. "Viva la Svizzera che democraticamente ha fatto un referendum, lo proporremo anche noi in Italia", ha aggiunto. Per quanto riguarda i frontalieri, ha continuato "li seguiamo da anni e li accompagneremo uno per uno, perchè il loro problema è Roma che sta cercando di fottere loro i soldi: verificheremo che i loro contributi non finiscano nel calderone dell'Inps". "Li difenderemo anche accordandoci con lo Stato svizzero e non delegando a Roma: spero, credo e pretendo che Roberto Maroni sieda al tavolo delle trattative con Berna", ha concluso. Da parte sua il governatore della Lombardia ha detto di accogliere "con grande rispetto questo voto perchè quando si pronuncia il popolo chi governa deve   tenerne sempre conto. Questo voto cambia un pò la situazione e ci costringe a scendere in campo e l'importante, ora, è farlo subito."  I sindacati tremano - Non la pensa così Susanna Camusso. "Spero che la commissione Europea in questa occasione reagisca positivamente" facendo rispettare "i principi che riguardano l'Europa e quindi il diritto alla mobilità delle persone, la cittadinanza e l'accoglienza come punti fondamentali di riferimento", ha detto il leader della Cgil. "Una delle cose che preoccupano di più - ha osservato Camusso - è il dato del Canton Ticino, cioè della zona in cui è più alto il livello del lavoro frontaliero degli italiani. Da quel risultato sembra che la presenza dei lavoratori stranieri sia un elemento di indebolimento della condizione dei lavoratori svizzeri, l'opposto in realtà di quello che si dovrebbe fare e cioè costruire una grande solidarietà e delle regole comuni, per i lavoratori di un paese e per i lavoratori che vengono". "Non bisogna confondere l'idea di una regolarità dei percorsi - ha concluso Camusso allargando il discorso - rispetto all'impedire l'arrivo: che mi sembra di più il senso del referendum fatto in Svizzera".  Transfrontalieri - Secondo gli ultimi dati ufficiali - disponibili su OsserVa, portale statistico della Camera di Commercio di Varese - i varesini che dalla zona di confine giornalmente si spostano nel Canton Ticino per lavoro hanno superato quota 23mila, con una prevalenza della componente maschile (circa 14mila) su quella femminile. Si tratta del numero più alto tra i frontalieri italiani in Canton Ticino (42,3%), seguiti dai comaschi (40%) e, più distanti, dagli abitanti della provincia del Verbano-Cusio-Ossola (9,1%). Considerando il dato complessivo dei circa 60mila frontalieri operativi oltreconfine, è particolarmente accentuata la crescita nel terziario: sulla base dell'analisi dell'Ufficio di Statistica del Canton Ticino, l'avanzata nel settore dei servizi è stata così impetuosa da vederne triplicare il numero (passato da 10.327 unità nel IV trimestre '99 a 30.285 nel IV '12) a fronte di un aumento - seppur consistente (da 16.007 a 24.007 unità), ma relativamente più contenuto - nelle attività secondarie. A fine anni '90 il 60,3% dei frontalieri era attivo nel secondario (tra attività manifatturiere e costruzioni), il 38,8% nel terziario e lo 0,8% nel primario. In virtù della maggior crescita dei frontalieri nel terziario, tredici anni più tardi la quota del secondario è scesa al 44,6% e quella del terziario è salita al 54,5%, mentre nel primario è aumentata solo leggermente allo 0,9%.

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