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Festa della Liberazione, perché la Brigata Ebraica ha fatto bene a non marciare con i militanti palestinesi

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Glauco Maggi
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Oggi Maurizio Molinari, a proposito delle celebrazioni per il 25 Aprile dell'Associazione Nazionale dei Partigiani ANPI, ha dato su La Stampa questa notizia: “La comunità ebraica decide di non partecipare al corteo unitario in polemica con l'associazione partigiani che ha accettato la presenza di militanti palestinesi: ‘Non si può equiparare la Brigata Ebraica a chi era alleato dei nazisti' ”. Brava la comunita' ebraica: ha fatto bene a non partecipare e a dire il perche'. L'accettazione nel corteo "partigiano ufficiale" dei militanti palestinesi di oggi, cioe' di chi ancora nel 2018 propugna attivamente la distruzione di Israele, e' l'ennesimo episodio a conferma di come la sinistra europea non abbia mai voluto fare i conti con la storica comunanza di  ideologia antisemitica tra i palestinesi e la Gestapo negli anni di Hitler. Che il Mufti di Gerusalemme fosse amico, e militarmente alleato con i suoi seguaci islamici ai gerarchi nazisti durante gli Anni Trenta e la Seconda Guerra Mondiale, e' infatti una verita' storica. E se c'e' chi la seppellisce, va costantemente dissotterrata. Specialmente quando la memoria dell'Olocausto si fa flebile, come sta capitando adesso, con l'antisemitismo in crescita in Europa, e persino negli Stati Uniti. Ha scritto a fine febbraio 2018 il New York Times: “Il numero di incidenti antisemitici riportati negli USA nel 2017 e' balzato del 57%, secondo il rapporto annuale della Lega Anti-Diffamazione”. L'anno scorso ci sono stati 1986 “incidenti” degni di essere rilevati, contro i 1267 del 2016. E mentre nel 2014 e 2015 erano stati registrati incrementi minori, il conteggio e' salito visibilmente nel 2016, per schizzare ancor piu' l'anno passato. Il trend e' allarmante, ma non per i Democratci. Secondo il vicepresidente del Comitato nazionale Democratico Keith Ellison, musulmano e deputato Democratico del Minnesota, i suoi colleghi di partito non sono preoccupati dei suoi legami con Louis Farrakahn, afro-americano, il leader storico della Nation of Islam, ben noto per il suo dichiarato anti-semitismo. Jeff Dunetz ha di recente scritto, sul sito JewishPress.com,  che Ellison “e' probabilmente corretto” a dichiarare il disinteresse dei Democratici sul tema, “perche' l'antisemitismo e' incorporato nel partito Democratico”. Ellison ha recentemente detto al Washington Post che nessuno dei suoi colleghi aveva sollevato preoccupazioni a proposito della sua stretta relazione personale con Farrakhan, il capo antisemita e antibianco dell'organizzazione, composta di neri e islamici e da sempre considerata estremista e politicamente “tossica”, fuori dal mainstream. Non e' certo un caso che il fotografo Askia Muhammad, che aveva scattato una foto di Obama sorridente al fianco di Farrakhan durante una riunione del Caucus Afro-americano Congressionale Democratico,  quando Barack era senatore dell'Illinois, nel 2005, e' stata tenuta segreta per 13 anni. Mai pubblicata, perche' avrebbe con ogni probabilita' rovinato le speranze di carriera presidenziale di Obama durante le primarie democratiche del 2008 con Hillary, e poi nelle elezioni del 2008 contro McCain e del 2012 contro Mitt Romney. Muhammad ha reso pubblica la foto solo due mesi fa, spiegando di averla tenuta segreta per non ostacolare Obama. Ha deciso di farlo adesso non solo perche' Obama ormai non deve piu' essere eletto a nulla, ma anche perche', tra i Democratici, non fa evidentemente piu' scandalo l'antisemitismo. Tra i DEM di oggi che hanno mostrato simpatia, o come minimo indifferenza, verso l'antisemitismo ci sono la senatrice dello Stato di New York, Kirstin Gillibrand e il governatore dello stesso Stato, Andrew Cuomo, entrambi con non celate ambizioni di correre per la Casa Bianca, magari gia' nel 2020. La prima ha pubblicamente protetto la nota militante antisemita femminista Linda Sarsour, che e' stata una “stella” alla Giornata delle Femministe contro Trump il giorno dopo la sua inaugurazione. Il secondo ha invitato la Sansour a parlare nelle universita' statali: del resto in tutti o quasi i college americani, dove impera la correttezza politica, prosperano i gruppi BDS (“boycott-divestment-sanctions”, ossia boicotta, disinvesti e sanziona Israele) organizzati dalla sinistra e dai musulmani. Evidentemente, un apparentamento con gli antisemiti non e' piu' visto come una macchia nel curriculum dei rappresentanti politici della sinistra americana. Del resto, il presidente Obama e' stato il primo della storia a non porre il veto ad una risoluzione anti Israele all'ONU. E la linea pro Palestina ed anti Israele in politica, ovunque, e' sempre piu' la “maschera rispettabile” dietro cui cerca penosamente di nascondersi l'antisemitismo . di Glauco Maggi

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