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Pansa: E Renzi annunciò "zero tasse per tutti"

Giulio Bucchi
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Proviamo a immaginare che cosa può accadere il giorno X del mese Y di questo 2014. Quella mattina, molto presto e dopo una delle sue tante notti insonni, Matteo Renzi entra di corsa a Palazzo Chigi. Lì trova soltanto il suo fedele braccio destro, un Graziano Delrio sempre più sparuto, l'ombra di quando faceva il sindaco a Reggio Emilia. Anche Delrio ha imparato a svegliarsi prima dell'alba per essere pronto a muoversi secondo il volere del leader. Renzi è fresco come una rosa e gli dice: «Caro Graziano, ho meditato a lungo su una decisione che oggi annuncerò all'Italia. È un passo d'importanza storica, che nessun presidente del Consiglio ha mai osato azzardare!». Delrio gli domanda, intristito: «Perché dobbiamo sempre fare cose storiche? Forse sarebbe più saggio confrontarci con la cronaca, invece che con la storia». Renzi gli batte una mano sulla spalla e sorride: «Stai sereno, Graziano. Non possiamo essere il governo del prevedibile, del tran tran, del meglio vivacchiare invece che tirare le cuoia. Per questo oggi annuncerò che ho deciso di cancellare le tasse a tutti gli italiani. Proprio così: zero tasse per tutti, tranne per i pochissimi che sono indagati per evasione fiscale. Mi risulta che siano non più di sei o sette. Dunque la mia decisione sarà totalitaria, anzi erga omnes!». Delrio è terreo, sembra sul punto di svenire, ma trova la forza per dire al premier: «Non puoi farlo, Matteo! Tutti ci chiederanno dove prenderemo i soldi per attuare questa riforma epocale. Me li vedo già, e li sento, i giornali, i partiti, gli economisti, i banchieri, gli esperti di finanza pubblica, la Confindustria, i sindacati, l'Unione europea, quella rompiscatole della Merkel, il presidente Obama, persino Putin! Diranno che siamo pazzi. E soprattutto che tu sei un folle, un illusionista, uno che fa il gioco delle tre carte!». Renzi lo ferma: «Non m'importa un fico di tutti questi signori. A me interessa la gente, il popolo italiano. Milioni di cittadini sono stufi di presidenti del Consiglio capaci soltanto di annunciare previsioni nere e di chiedere sacrifici. Per una volta gli daremo una buona notizia, anzi una splendida notizia che li renderà felici. L'Italia sarà il primo paese al mondo che abolisce le tasse. I consumi avranno un boom. Le aziende riprenderanno a produrre e a vendere. Tornerà la pace sociale, persino la violenza sparirà. Ridarò fiducia nella politica e nei politici. Nessuno del Palazzo dovrà più essere scortato. Per tutto l'anno sarà Natale e Pasqua insieme!». È chiaro che sto facendo della pessima fantapolitica. Nessun paese potrebbe vivere senza le tasse. E nessun premier sarebbe tanto matto da azzerare le imposte. Ma se mai ne esiste uno capace di pensarci, questo è soltanto Renzi. Tutti quelli che sperano di vederlo andare a gambe all'aria, stanno prendendo un granchio colossale. Avverto i lettori del Bestiario che sto parlando sul serio. Molti non se ne rendono conto. Ma sulla scena italiana è arrivato un rivoluzionario. Oppure, se volete, un eversore. Osservate come si sta muovendo Renzi. Nessuno lo consiglia, nemmeno il suo braccio destro. Delrio è un signore di quindici anni più anziano di Matteo, la forza e il coraggio non gli sono mai mancati. Ha avuto persino la tenacia di mettere al mondo ben nove figli. Ma non si era mai trovato alle prese con un Superman come Matteo. Un giovane che ha la forza di dieci coppie di buoi, avrebbe detto mio nonno Giovanni che era un bracciante strapelato. E nasconde dentro di sé un motore da Formula Uno, come ci spiega lo Squinzi, il capo di Confindustria. Per questo non ha bisogno di consiglieri, poiché è lo spin doctor di se stesso. La sua prima rivoluzione Renzi l'ha già attuata. Dopo di lui nessun premier potrà essere diverso. Dovrà per forza assomigliargli. Sarà costretto a studiare in che modo Matteo si muove, parla, tiene le concioni ai giornalisti, si comporta nei talk show televisivi (sublime per strafottenza la sua apparizione in tivù da Bruno Vespa), risponde alle battute degli avversari, si rapporta da padrone con la Camera dei deputati e il Senato repubblicano. Prevedo che, prima o poi, compariranno nelle librerie e persino negli Autogrill dotte ricerche di psicologi, sociologi e massmediologi, che tenteranno di spiegare il fenomeno Renzi. Nel frattempo, i politici avversari analizzeranno in che modo essere uguali a lui oppure per quali strade tagliargli le gambe e fargli la festa. La letteratura su Matteo diventerà sterminata e incessante. Al punto che, forse, gli sopravviverà. Ma qui siamo arrivati alla domanda delle domande: quanto durerà il fenomeno Renzi? Purtroppo a questo interrogativo non c'è risposta. Il Bestiario pensa che durerà a lungo perché con i chiari di luna di oggi non esiste nessuna alternativa al Renzi premier. Prima della condanna, Silvio Berlusconi poteva essere il successore di Matteo, sia pure con una maggioranza opposta alla sua. Ma il Cavaliere non è più candidabile per un certo numero di anni, troppi per un signore anziano come lui. Potrà anche ottenere il salvacondotto per capeggiare Forza Italia nelle elezioni europee di maggio, ma si fermerà lì. Dunque, l'unico successore di Renzi è soltanto il caos di un voto anticipato. Per questo anch'io, come tutte le persone sensate, spero che Matteo seguiti a restare a Palazzo Chigi sino al 2018, ossia al termine naturale della legislatura. Lo spero nonostante i troppi lati del renzismo che non mi vanno giù: la sicumera eccessiva, l'arroganza esibita, la disinvoltura nel guidare il governo e soprattutto la voglia sfrenata di accentrare nelle proprie mani tutto il potere possibile. Il decisionismo di Renzi è quello dei premier eletti dal popolo. Ma sino a oggi lui non ha mai affrontato una competizione elettorale nazionale. Ed è arrivato dove sta attraverso un percorso fitto di lati oscuri. A cominciare dall'assassinio politico di Enrico Letta. Il vero rischio che corre Renzi sta nei suoi progetti da premier. La cancelliera Angela Merkel li ha definiti «ambiziosi». La signora si è tenuta bassa e deve aver usato l'aggettivo dopo un'attenta riflessione. Ma tutte le ambizioni generano resistenze, opposizioni, fastidi duri da vincere e tanti serpenti nascosti sotto le foglie. I serpenti stanno dappertutto, anche dentro il Partito democratico. E si preparano a mordere il premier. Che cosa gli permetteranno di fare? Forse la nuova legge elettorale, perché in caso contrario ci sarebbero subito le dimissioni di Giorgio Napolitano. Un trauma troppo forte per una repubblica debole come la nostra. E poi? Lo scoglio più arduo da superare sarà la riforma costituzionale e l'abolizione del Senato. Qui emergeranno tutti i nemici di Renzi dentro il Pd che invece dovrebbero seguirlo come un sol uomo, o una sola donna, dal momento che il segretario-leader è lui, non una controfigura. Matteo ha già fatto sapere che cosa gli accadrà se non riuscirà a condurre in porto la trasformazione del Senato in un'assemblea senza potere, a cominciare da quello di votare la fiducia al governo. E ha garantito a tutti che lascerà la vita politica. Per fare cosa? Questo non l'ha rivelato. Renzi è sicuro di vincere anche questa scommessa. Ma i pronostici sono incerti. Comunque, se dovesse perderla, il problema degli italiani non sarà il pensionamento molto anticipato di questo premier. Noi cittadini senza potere saremo ancora tutti qui. Alle prese con un futuro che nelle sue asprezze ci farà considerare il personaggio di Matteo una meteora che ci ha portato al disastro. di Giampaolo Pansa

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