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Omicidio a Motta Visconti, il marito confessa: "Avevamo appena fatto l'amore, poi li ho uccisi tutti"

Nicoletta Orlandi Posti
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«Carlo, Carlo perché mi fai questo?». Sarebbero queste le ultime parole di Cristina Omes prima di morire dissanguata per le ferite inflittale dal marito con un coltello. Niente in quella serata lasciava presagire la tragedia che si stava per compiere nella villetta di Motta Visconti. Carlo Lisi confessando il triplice omicidio ha raccontato ai carabinieri che vevano appena fatto l'amore sul divano nel salotto, stavano guardando la televisione insieme, i bambini dormivano tranquillamente: Giulia nella cameretta e Gabriele nel lettone matrimoniale. A un certo punto Carlo si alza in mutande, va in cucina il cui ingresso si trova alle spalle del divano, prende un coltello, raggiunge la donna seduta di spalle rispetto all'ingresso del salotto e comincia a colpirla. Lei urla, cerca di reagire e grida «aiuto». Lui la colpisce con un pugno facendola finire a terra nell'androne dell'ingresso e la finisce con una coltellata di punta alla gola. Il corpo resterà lì quattro ore, dissanguandosi. Ancora in mutande finisce i suoi figli: Giulia di quattro anni e Gabriele di 20 mesi con un colpo deciso che ha reciso loro la carotide. Poi si è fatto una doccia in cantina, si è vestito, ha provato a simulare un furto lasciando aperta la cassaforte, andando infine a vedere la partita dell'Italia ai Mondiali in compagnia di un amico al pub Zimè di Motta Visconti. Lungo il percorso, in via Mazzini, si è liberato del coltello buttandolo in un tombino, dove i carabinieri lo hanno ritrovato questa mattina. Al pub lo conoscevano in molti e ai carabinieri hanno raccontato che Lissi era tranquillo, ha scherzato e esultato per i gol della Nazionale come tutti. Solo intorno all'1.30, quando è rientrato a casa, il programmatore 31enne ha dato l'allarme. Ai carabinieri di Abbiategrasso, che sono intervenuti, l'uomo ha detto di aver trovato la porta di casa spalancata e di essersi subito messo in allarme. Ha poi raccontato di ave trovato la moglie sul divano in un lago di sangue, di averla abbracciata e di aver cercato inutilmente di rianimarla, poi di essere salito al piano superiore e di aver trovato i corpi dei due figli. A quel punto il 31enne ha detto di aver avvertito il 118 e chiamato i carabinieri. La ricostruzione, però, non ha convinto gli investigatori, che hanno subito notato come gli abiti di Lissi, che sarebbero dovuti essere sporchi di sangue, in realtà fossero puliti. Questo e altri particolari hanno permesso ai carabinieri di risolvere il caso in meno di 24 ore. «È stato un delitto orribile, efferato. Qualsiasi cosa io possa dire non è abbastanza», ha spiegato il procuratore di Pavia Calogero Cioppa, che ha coordinato le indagini. Perché? Durante la confessione ha detto ai carabinieri di essersi innamorato di una collega di lavoro, una passione che non era comunque corrisposta. Carlo le aveva fatto della avances, «anche esplicite», ma la donna non aveva mostrato alcun interesse. Secondo l'assassino, la famiglia sarebbe stato un ostacolo per il suo nuovo amore.

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