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Yara, Massimo Bossetti: "Innocente, la sera del delitto ero a casa"

Andrea Tempestini
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Il presunto killer di Yara Gambirasio rompe il silenzio. E spiega che la sera dell'omicidio, il 26 febbraio 2010, era a casa con la moglie e che il suo cellulare era spento poiché scarico. Va ricordato che la moglie, ad oggi, non ha fornito alcun alibi a Massimo Bossetti, spiegando di non ricordarsi dove fosse quella maledetta sera. Il 43enne è in carcere con l'accusa di essere il killer della ragazzina, e ha parlato col giudice per le indagini preliminari, Ezia Maccora, che lo ha interrogato nel corso della mattinata: il colloquio avvenuto nella casa circondariale di via Gleno è durato circa un'ora e mezza. Al fianco del gip anche il pm Letizia Ruggeri. Bossetti, dunque, parla e proclama la sua "totale innocenza", come ha rimarcato all'uscita il legale, Silvia Gazzetti. L'avvocato ha spiegato: "Il mio assistito non si spiega come il suo dna sia finito sui resti della povera Yara". Ma Bossetti, viene chiesto, sapeva di essere il figlio illegittimo dell'autista di Gorno? "No - risponde la Gazzetti -, lo ha scoperto ieri quando è stata fatta la prova del dna a Giovanni Bossetti, quello che fino a quel momento credeva fosse suo padre". Il presunto assassino ha confermato di avere incontrato "una sola volta" il padre di Yara, Fulvio Gambirasio, "in un cantiere, dopo il delitto. Lo ho riconosciuto dalle foto dei giornali". L'uomo ha poi ribadito di non conoscere né la famiglia né la ragazzina. L'avvocato Silvia Gazzetti ha poi aggiunto che il gip si è riservato di decidere in merito alla convalida del fermo.

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