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Luigi Chiatti, le lettere del mostro di Foligno dal carcere: "Sogno animali da scuoiare"

Giulio Bucchi
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«Sono sul corridoio di sezione con mia madre e altri detenuti e ho con me le forbicine piccole della Chicco. Ci sono nel corridoio dei capi di bestiame (mucche, credo). Con meticolosità le dobbiamo fare a pezzi piccoli (privati di carne e grasso), non c'è spargimento di sangue»: è solo uno dei tanti incubi che, a distanza di vent'anni dai delitti di Simone Allegretti e Lorenzo Paolucci affollano la mente di Luigi Chiatti, conosciuto anche come il mostro di Foligno. Incubi che Chiatti scrive regolarmente al suo unico confidente, Sergio, un cinquantenne livornese che tanto tempo ha trascorso con lui nel carcere di Prato, dove tutt'oggi l'uomo che confessò il duplice omicidio è detenuto, in attesa della scarcerazione, prevista per il 2015. Come si ricorderà, infatti, in primo grado fu condannato a due ergastoli, che in Appello furono trasformati in trent'anni di reclusione, in quanto gli fu riconosciuta la semi-infermità mentale. Grazie all'indulto e alla buona condotta, ha ottenuto uno sconto di pena che lo renderà tra un anno un uomo libero. "Ex pedofilo e confidente" - Sergio ha deciso di abbattere il muro di silenzio dietro cui si celano i pedofili dopo l'arresto, per chiedere allo Stato che aiuti quelli come lui a evitare di poterci ricadere. Sergio, che si definisce «ex pedofilo» e giura di essere guarito e che si dice «abbandonato da tutti». «Conobbi Chiatti subito dopo il mio arresto» racconta l'uomo. «Ero stato denunciato da una donna per presunte molestie sul figlio, ma non era vero. In compenso confessai altri due abusi su altrettanti minori. Non vado fiero di ciò che ho fatto e oggi, al solo pensiero, provo ribrezzo e soffro. Associo il dolore ai bambini». Sergio, vittima, prima che carnefice. «A dieci anni facevo il chierichetto» prosegue «e il prete della mia parrocchia si approfittava di me. Diceva che se avessi parlato il diavolo mi sarebbe venuto a prendere». Un sacerdote che dice «essere morto da tempo», ma che gli fa cadere lacrime amare solo al pensiero. I racconti - «Tornando a Luigi, mi scrive regolarmente» chiarisce «e mi racconta la sua vita in carcere e i suoi incubi. Mi ha detto di stare meglio, che è sicuro anche lui di esserne fuori, ma che gli sarebbe piaciuto uscire, magari una volta, per mettersi anche alla prova. Io lo so, però, che è guarito. Cosa che non posso dire di altri pedofili che ho conosciuto e con cui tengo una corrispondenza. Lo capisci subito se uno ha ancora la tara in testa e Luigi non ce l'ha, ne sono certo. Perché vi racconto questa storia? Solo per farvi capire che in Italia non c'è nessuno che dopo la scarcerazione ci segua e invece sarebbe necessario. Tempo fa scrissi anche al ministro Alfano, ma nessuno mi ha mai risposto». I sogni e l'ossessione per gli animali - Chiatti invia a Sergio lettere a cui allega i suoi sogni, che ogni mattina appunta. Di solito gli chiede di fotocopiare l'originale e rispedirglieli. «Sogna quasi sempre ambienti chiusi», dice l'amico. «Sono in un ambiente chiuso, credo una piccola stanza. Non riesco a vederla per intero o vedere la sua grandezza» e poi «mi trovo in una stanza, c'è un tavolo, credo di essere seduto, dall'altro lato qualcuno, una o due persone». E ancora: «Sono in una stanza, ci sono due ripiani rialzati pieni di materiale granuloso drenante marroncino, con me ci sono altre 2-3 persone. A un certo punto da sotto il letto vedo uscire due insetti dalla forma di bastoncino con sopra una specie di ala marroncina (tipo ala di farfalla). Ho timore uno dei due è più piccolo. Mi avvicino, quello più grande scatta, quasi a volermi attaccare per difendere il più piccolo. Io indietreggio e lui si ferma, riprovo ad avvicinarmi, vorrei ucciderlo, ma non so come fare…», scrive ancora Chiatti a Sergio. Che racconta: «Sogna spesso animali». Come lo scorso 21 luglio, quando dice, in una lettera, di vedere «un coniglio scuoiato. Sembra già cotto, come lessato, tagliato per lungo a metà. Lo faccio a pezzi con le mani e lo metto in un contenitore di media grandezza, di plastica». Ricordi e realtà - Ma nelle sue lettere narra anche la vita in carcere, lo studio all'Università (si sta laureando in storia), le speranze, i ricordi della sua casa di Foligno. «È per Luigi» dice Sergio «che so che non si arrabbierà per questo e per tutti quelli come noi che ho deciso di parlare e raccontare. Perché tutti devono avere il diritto, una volta tornati alla vita normale, di essere seguiti, non solo per essere controllati, ma anche aiutati a non cadere più in certe situazioni». Lui stesso racconta di «essere nuovamente indagato» per esser stato trovato «a guardare siti pedopornografici». Ma si discolpa: «L'ho fatto perché volevo beccare un giro a cui ero vicinissimo. Imprenditori che organizzano gite in Thailandia per turismo sessuale ai fini pornografici. Ma la polizia non ha capito e ha pensato ci fossi ricaduto. Se mi facessero collaborare con loro potrei dare una mano a far scovare i pedofili in Italia. Quanti sono? Più di quanti possiate mai immaginare». di Chiara Giannini

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