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Antonio Esposito, "viaggio negli Usa per preparare la caduta di Silvio Berlusconi"

Andrea Tempestini
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Un tour negli Stati Uniti. L'obiettivo: preparare la caduta di Silvio Berlusconi, complici i suoi rapporti con Vladimir Putin. Il tutto con lo zampino della Cia. Uno scenario dal sapore fantapolitico. Il presunto protagonista? Antonio Esposito, il presidente della sezione feriale di Cassazione che, nell'agosto del 2013, rese definitiva la condanna del Cavaliere nel processo Mediaset. Almeno questo è quanto sostiene Michele Morenghi, avvocato ed un tempo amico del figlio di Esposito, Ferdinando: secondo il legale, quel viaggio del "giustiziere" di Berlusconi fu tutt'altro che casuale. Nel mirino, insomma, c'era già l'ex premier. Le accuse - Le accuse di Morenghi sono messe nero su bianco nelle carte del procedimento avviato a Brescia contro Ferdinando Esposito, sul quale cadono le molteplici accuse di Morenghi: di non avergli restituito 7mila euro, di pressione per ottenere la firma d'affitto dell'attico milanese in cui il magistrato viveva; di avergli sottratto documenti, un paio di gemelli e anche un cravatta. E in tutta questa sequela di esposti, ce n'è uno in cui si racconta proprio del viaggio negli Stati Uniti della famiglia Esposito, padre e figlio, Antonio e Ferdinando. L'incontro - Siamo nel 2012, e a Washington, come ogni anno, si tiene la cerimonia in cui il Niaf - l'Associazione degli italoamericani compatrioti - premia i connazionali che si sono distinti nel mondo. Tra gli invitati, Antonio e Ferdinando Esposito, insieme a Vitaliano Esposito, procuratore generale presso la Cassazione, fratello di Antonio e zio di Ferdinando. E secondo Morenghi, i tre magistrati italiani avrebbero incontrato anche un giudice della Corte suprema a stelle e strisce. Complotto - Dopo queste premesse, nel suo esposto Morenghi chiede: "Da cittadino voglio sapere che cosa è successo. Ho chiesto alla Procura di Perugia di verificare chi hanno incontrato gli Esposito a Washington, se gli sono stati consegnati dei documenti" e se hanno avuto "ipotetici contatti con il Central Intelligence Agency americano", la Cia. Un'affermazione piovuta solo pochi giorni dopo che nell'ambito del caso Wikileaks erano filtrate indiscrezioni sui rapporti "tra Putin e Berlusconi". Sibilina la conclusione di Moregnhi, che insomma mostra di intravedere un complotto anti-Cav con la complicità dell'intelligence Usa: "Ritengo mi corra il dovere di riferire che il mio nominativo è professionalmente conosciuto al Fbi di Washington".

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