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La confessione-choc del chirurgo:"Così ho ucciso una paziente"

Il medico sbaglia l'operazione ma prosegue l'intervento dando la colpa della morte a "complicazioni". Ma un nastro lo smaschera

Matteo Legnani
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Ha fatto un errore durante un delicatissimo intervento chirurgico. Ma anzichè fermarsi e tentare di porre rimedio a quanto fatto, ha proseguito l'operazione, imputando poi la morte a "complicazioni". Il chirurgo-killer lavora all'ospedale di Potenza e i fatti risalgono al 23 maggio 2013. Vittima una donna di 71 anni che si stava sottoponendo alla sostituzione di una valvola aortica. Che in sala operatoria entra viva ed esce morta. Ma le "complicazioni" non c'entrano. La verità emerge grazie a un collega del chirurgo, che nel dicembre del 2013, alcuni mesi dopo quel fatale intervento, "raccoglie" lo sfogo disperato del medico responsabile della morte della 71enne.  “Ho lasciato ammazzare deliberatamente una persona… sono responsabile della morte di quella persona… dovrei andare ad autodenunciarmi, però verrei licenziato… il primario ha amicizie, coperture politiche, io no”dice al collega, che tenta di consolarlo ma allo stesso tempo ne registra lo sfogo.  E così viene fuori cosa è veramente successo: la rottura della vena cava della paziente che stava sottoponendosi alla sostituzione della valvola aortica, il chirurgo che rimane “inebetito, spaventato”. Come riporta il sito Basilicata24.it, al quale viene recapitato il nastro con la "confessione" del medico, viene deciso un clampaggio, cioè l'azione di blocco dell'emorragia a mezzo di un morsetto chirurgico, che però non risolve anzi accelera l'aggravarsi della condizione. Viene convocato d'urgenza il primario che, secondo questa confessione, opera per dare copertura a quell'atto di malasanità. Invece di risolvere la lacerazione, o forse ritenendo oramai irreversibile la scelta compiuta, decide di proseguire nell'operazione come se quell'incidente non fosse occorso e sostituire la valvola sapendo che sotto i ferri c'è una persona praticamente già morta. Questa manovra, che sa di cortina fumogena, servirà – secondo l'accusa del collega – a imputare a una delle tante complicanze post operatorie la causa del decesso. La Procura della Repubblica apre un fascicolo, ma le indagini accelerano quando a Basilicata24.it  arriva il nastro, nel quale il chirurgo si compiace pure di "tenere per i coglioni” il primario Nicola Marraudino.

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