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Padova, l'asilo con una sola bimba italiana e 65 stranieri

Andrea Tempestini
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Sessantacinque bambini stranieri e uno solo italiano. Il caso dell'asilo Quadrifoglio di Padova sta facendo discutere. La scuola si trova all'Arcella, uno dei quartieri della città dove la concentrazione di immigrati, soprattutto nordafricani, è più elevata. Normale, quindi, che nelle scuole gli alunni stranieri siano sempre di più. Un po' meno che nell'istituto il bimbo “straniero” sia l'unico con papà e mamma padovani. La madre, per rendere nota la situazione, ha deciso di inviare una mail al sindaco leghista, Massimo Bitonci. «Sono molto preoccupata per quello che sta accadendo alla Quadrifoglio», ha scritto la donna. «Far partire una scuola intera, con tre sezioni specifiche, con sessantacinque bambini stranieri e uno solo italiano, mi sembra una scelta educativa e didattica molto sbagliata. A questo punto», ha proseguito «con un rapporto così sproporzionato, non si può più neanche parlare d'integrazione. Oppure si dovrebbe parlare solo d'integrazione al contrario». La signora ha voluto mettere subito in chiaro la sua posizione per non correre il rischio di cadere in facili accuse di xenofobia. Ha specificato di non avere nulla «nei confronti di chi arriva da lontano. Il problema che pongo» ha continuato «è solo di natura culturale e pedagogica. Con così tanti bambini che hanno una base culturale diversa dalla nostra e professano una religione diversa, durante l'anno scolastico sarà possibile organizzare feste natalizie ispirate al nostro credo cattolico? No. Così non va bene. Non è per niente corretto e secondo me», ha concluso la madre, «non ha nessun tipo di fondamento scientifico aver messo in piedi una scuola dove c'è un solo bambino italiano». La risposta di Bitonci non si è fatta attendere. Per il sindaco di Padova la colpa è del governo Renzi che avrebbe imposto un modello di integrazione sbagliato: «Gli alunni italiani non possono essere penalizzati nell'apprendimento, tanto della nostra lingua quanto di altre discipline, dalla presenza massiccia di studenti stranieri. Il caso limite di Padova grida vendetta. Le mie dichiarazioni non hanno alcun intento di tipo discriminatorio», ha voluto precisare a sua volta. «Per favorire l'apprendimento degli alunni occorre istituire delle classi ponte, che consentano da una parte di superare il gap accumulato e dall'altra di non maturare ritardi rispetto ai coetanei italiani che frequentano altri istituti. Le risposte devono arrivare dal Governo Renzi» ha terminato l'ex capo dei senatori leghisti. «L'imbarazzo dei genitori dell'unico bambino padovano della materna è comprensibile». Sennonché a lamentarsi sono pure le maestre. Una di loro racconta che il primo giorno di scuola una madre cinese voleva parlarle del carattere della figlia, così che si potesse ambientare al meglio. È stato possibile soltanto dopo parecchi minuti grazie all'aiuto di un altro genitore che in qualche modo ha fatto da interprete. «Pensi» dice a Libero l'assessore regionale all'Istruzione, Elena Donazzan (Pdl- Fi Veneto), «che ad Arzignano, nel Vicentino, in una elementare c'è addirittura una classe di soli stranieri. A Bassano del Grappa, invece, in un'altra, questa volta alle medie, su venticinque, ventidue sono figli di immigrati. Durante l'ultimo governo Berlusconi feci inserire la quota massima del 30 per cento. È ancora in vigore, ma oggi non è più attuabile». di Alessandro Gonzato

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