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Concordia, Domnica: Schettino voleva scappare con l'elicottero

Eliana Giusto
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Scaduto l'ultimatum, Domnica Cemortan, l'amante del Capitano della Costa Concordia, vuota il sacco e in esclusiva a Oggi racconta la sua verità sul naufragio. Quella notte, mentre migliaia di persone si accalcavano ai ponti più bassi della nave per saltare sulle scialuppe di salvataggio, lei, Francesco Schettino e il maitre Ciro Onorato salirono sul ponte 11: "Anche se Schettino sostiene di esserci andato per controllare la dritta della nave io dico che eravamo lì ad aspettare un elicottero che portasse via tutti e tre. O forse solo qualcuno di noi". Il racconto - Insomma, mentre a bordo, quel 13 gennaio 2013, c'era il panico totale "e decine di persone perdevano la vita, veniva predisposta un'uscita rapida e indolore per pochi privilegiati". Schettino, racconta Domnica, che rischia una denuncia per falsa testimonianza, "si fece raggiungere in plancia da Ciro Onorato, maitre di bordo, che non dimentichiamolo, è fratello di Gianni, che all'epoca era direttore generale di Costa Crociere. Schettino era sempre al telefono. Parlava con qualcuno, ma non capivo cosa dicesse. Dopo aver dato l'ordine di abbandonare la nave, chiese a me e a Ciro di seguirlo sul ponte 11. Sinceramente non capivo. Perché andare lassù?". Il fallimento - Poi la moldava capì: "Nessuno parlò dell'arrivo di un elicottero ma mentre eravamo lì, il comandante aveva un'aria impaziente, continuava a guardarsi in giro, come se aspettasse qualcosa. A un certo punto disse: 'Ma qui non ci vede nessuno!'. Il riferimento mi è sembrato inequivocabile. Chi mai doveva vederci di notte in cima alla nave? Da sotto nessuno ci poteva vedere. Evidentemente era dall'alto che dovevamo renderci visibili". Dopo un po', conclude la moldava, "arrivò una telefonata a Schettino. Quando la interruppe gli chiesi se stava arrivando un elicottero, ma lui rispose che i piani erano cambiati e dovevamo tornare giù, ai ponti inferiori".

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