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Procura di Milano, indagato Bruti Liberati

Matteo Legnani
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Prima la lunga sequela di accuse e controaccuse tra il capo della procura Edmondo Bruti Liberati e il pm Alfredo Robledo, con tanto di indagine del Csm. Poi la rimozione di Robledo dalla guida del pool reati contro la pubblica aamministrazione e il suo trasferimento all'ufficio esecuzione pene. E ora l'ennesimo "caso" che getta più di un'ombra sull'operato della procura milanese: l'apertura di un fascicolo d'indagine a carico di Bruti Liberati, che la procura di Brescia accusa di omissione di atti d'ufficio. La vicenda cui fanno riferimento i magistrati bresciani, competetenti a indagare e giudicare l'operato dei colleghi milanesi, è quella dell'asta bandita dal Comune di Milano (sindaco Giuliano Pisapia) il 16 dicembre 2011 per vendere il 29,75% della Sea, la società che gestisce Linate e Malpensa, al fine di far cassa e far quadrare il bilancio di Palazzo Marino. L'ipotesi è quella di una turbativa che avrebbe favorito Vito Gamberale e il suo fondo "F2i". Il 25 ottobre di quell'anno la procura di Firenze trasmise per competenza ai colleghi milanesi una intercettazione di pochi mesi prima nella quale Gamberale e un suo manager parevano prefigurare il tentativo di farsi cucire addosso il capitolato del bando del Comune. Bruti Liberati, come riporta il Corriere della Sera, mise l'intercettazione tra gli atti "non costituenti notizie di reato" e il 2 novembre la consegnò al pm Eugenio Fusco. Il 6 dicembre, dieci giorni prima dell'asta, Fusco segnalò a Bruti l'opportunità di riassegnare il fascicolo a Robledo per competenza del pool reati contro la pubblica amministrazione. Ma a Robledo il fascicolo arrivò soltanto il 16 marzo 2012, tre mesi dopo l'asta, nel frattempo andata deserta con l'offerta fuori tempo di una società indiana e l'aggiudicazione delle azioni Sea a Gamberale a 1 euro più della base d'asta di 385 milioni.

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