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Test d'ingresso irregolari, ricorsi, norme annullate: l'Università italiana è un casino

michele deroma
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Sono ore cruciali, queste, per tanti studenti universitari italiani, che in aprile hanno sostenuto il test d'ammissione alle facoltà di Medicina del nostro Paese. Proprio in questi giorni, stanno arrivando le decisioni dei giudici amministrativi sui ricorsi di massa, chiesti dall'Udu, per chiedere la riammissione di studenti che non avevano superato il test d'ingresso e che hanno lamentato irregolarità nello svolgimento della prova. Il Tar ha riconosciuto le irregolarità e sta riammettendo in riserva, uno ad uno, più di duemila ragazzi. C'è gran confusione, tuttavia, sulla destinazione degli studenti riammessi, che in totale potrebbero arrivare a cinquemila. Miur contro Udu - Il Miur, in una nota inviata a tutti i rettori italiani, ha cercato di chiarire la situazione. "Chi ha ottenuto l'immatricolazione con riserva non potrà iscriversi nella stessa sede in cui è stato svolto il test d'ingresso, ma esclusivamente in quella tra le università indicate al momento dell'iscrizione al test, per cui lo scarto tra il punteggio del primo in graduatoria e il punteggio ottenuto dal ricorrente è minore": questo per spiegare che i ricorrenti in sovrannumero sarebbero stati sparpagliati nelle varie sedi universitarie. L'Udu ha protestato: "Questo criterio non è equo: il rischio è che si creino atenei ghetto, dove non ci sono neanche i posti letto per ospitare gli studenti". Solo dopo la minaccia, da parte dell'Udu, di ricorrere all'ufficiale giudiziario, per permettere agli studenti l'iscrizione nell'università dove avevano sostenuto il test d'ingresso, è arrivata la marcia indietro del Miur, che ha dato il via libera alle iscrizioni: successivamente, il Tar del Lazio ha indicato che i ricorrenti vanno immatricolati nell'università scelta ai tempi del test d'ingresso. Il prossimo anno? - Un brutto pasticcio, e il coordinatore dell'Udu ha già trovato il colpevole: "Il ministero non è in grado di gestire la situazione, Giannini deve prendersi le proprie responsabilità, riformare e aprire il sistema d'accesso". "Dal 2015 non ci sarà più il test d'ingresso", ha ribadito Giannini, ma rettori e studenti non sono d'accordo: i rettori non vogliono trovarsi un numero enorme di candidati a fronte di pochi posti disponibili, mentre gli studenti temono l'avvento di un sistema "alla francese" che li possa tenere fuori dall'università - per i risultati e la conseguente scrematura sulla base dei voti e degli esami sostenuti - dopo un intero anno trascorso sui libri.

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