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Milano, donna incinta clinicamente morta. Ma la gravidanza continua

Nicoletta Orlandi Posti
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Al San Raffaele di Milano stanno tentando il tutto per tutto per far nascere il figlio di una donna incinta clinicamente morta. La donna di 36 anni è stata colpita da una fulminante emorragia cerebrale e ora giace in un letto, attaccata ai macchinari della rianimazione, con l'encefalogramma piatto, ma i medici non vogliono arrendersi e stanno provando a tenere in vita il feto. Il suo corpo è diventato un'incubatrice dove far crescere quel bambino che a 23 settimane di gestazione non può ancora sopravvivere fuori dal grembo materno.  Dal giorno del ricovero della donna, racconta il Corriere della Sera, è già passata più di una settimana: otto giorni che contano molto per il bambino che oggi pesa sui 500 grammi: a 24 settimane inizia a formarsi la corteccia cerebrale ed è possibile sperare nella sopravvivenza. Una incubatrice umana - Una sonda nell'intestino materno permette al feto di essere alimentato, la ventilazione artificiale fa arrivare l'ossigeno nel sangue della donna e quindi al feto. Il cuore continua a battere e finché c'è quel battito il bambino viene tenuto in vita. Per dare al feto qualche chance, spiegano dall'ospedale, è necessario tentare di arrivare il più possibile vicini alla ventottesima settimana: al momento, quindi, si sta lavorando per tenere la donna il più possibile stabile, perché il feto non subisca conseguenze. Non è noto quali siano le cause che l'hanno scatenata, ma tra le ipotesi potrebbe esserci quella di un aneurisma. La donna è comunque clinicamente morta: in condizioni analoghe, di solito, partono le procedure per il prelievo di organi. La sua famiglia, però, vuole continuare a sperare in una nuova vita. Nonostante tutto.

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