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Art. 18: il pompiere rapinatore, l'infermiere violento, l'operaio esibizionista. Tutti reintegrati

Nicoletta Orlandi Posti
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In Italia 6,5 milioni di lavoratori su 22 milioni sono tutelati oggi dall'articolo 18 che, dopo la riforma Fornero prevede il reintegro solo nei casi di licenziamento discriminatorio. Il Jobs act di Renzi non prevede il reintegro, ma un indennizzo economico per i licenziamenti senza giusta causa con l'eccezione di quelli discriminatori. Ovviamente molto, se non tutto, dipende dal giudice che decide se la risoluzione di un contratto di lavoro cela un pregiudizio del datore di lavoro nei confronti del lavoratore o meno. E i casi riportati oggi sul Corriere da Sergio Rizzo danno l'idea di come la bilancia dell'articolo 18 quando si arriva davanti al magistrato pende quasi sempre dalla parte del lavoratore. Anche in casi che davvero non ti aspetti come quelli raccontati dall'avvocato giuslavorista Andrea Del Re nel saggio collettivo "Art.18: la reintegrazione al lavoro", curato da Massimo Bornengo a Antonio Orazi. L'alcolista - Rizzo riporta sul Corriere il caso dell'alcolista cronico che non solo non andava a lavorare, ma nemmeno avvertiva l'azienda. Il giudice lo reintegrò perché "l'assenza dal servizio e l'inosservanza dell'obbligo di comunicazione non possono costituire giustificato motivo soggettivo di licenziamento quando son dovute non già a stati di ubriachezza, bensì a un danno cerebrale costituente l' esito della prolungata assunzione dell'alcol e dei suoi effetti". Siccome era sempre ubriaco non era dunque capace di intendere e volere, quindi non licenziabile. Il doppio lavoro - Anche chi si mette in malattia per svolgere un doppio lavoro si può salvare. E' successo a dipendente licenziato reintegrato per via di una sentenza del pretore di Viareggio nella quale si afferma: "È illegittimo il licenziamento intimato al lavoratore che, in costanza di malattia, ha svolto attività lavorativa ma nessun danno ha arrecato al datore di lavoro, in quanto la suddetta malattia richiedeva oltre che le cure anche la necessità del lavoratore di vivere con familiari e amici e di trovare interesse nell'ambiente esterno, cosicché l'attività svolta era compatibile con lo stato di malattia la cui guarigione non solo non è stata ritardata, ma è stata anche accelerata". Il pompiere rapinatore - Anche il vigile del fuoco colto a rapinare una banca, sospeso dal servizio è stato rintegrato (con il pagamento degli arretrati) grazie a un magistrato appassionato di cinema che si è indignato per la decisione ritenendo «vergognoso rovinare prima di una condanna una persona e la sua famiglia per una sostanziale esigenza di immagine, di apparenza dell' istituzione, in assenza di un concreto pericolo in ambiente lavorativo e nella società…». Tanto più ricordando, scrive testualmente nella sentenza, il film "Rapina a mano armata di Stanley Kubrick, risalente al lontano 1956 nel quale il protagonista (Sterling Haiden) dice alla fidanzata: 'Vedi, nessuno di loro è un vero e proprio criminale, hanno tutti un lavoro e apparentemente conducono una vita normale, ma hanno i loro problemi'". L'operaio esibizionista - E' tornato a lavorare anche l'operaio che mostrava i genitali ai suoi colleghi. Perché? Il giudice ha imposto il reintegro "tenuto conto che il gesto esibizionistico era compiuto in assenza di personale femminile, non era stato dettato da istinti sessuali e, pur nella sua volgarità e indecenza, non aveva integrato gli estremi del delitto di atti osceni". Ma c'è pure chi lo ha fatto davanti alle colleghe. Anche lui si è salvato dal licenziamento perché il giudice lo ha considerato «provvedimento disciplinare sproporzionato». L'infermiere violento - Un infermiere, licenziato da un clinica perché sorpreso a picchiare un paziente, è stato reintegrato al lavoro perché il giudice ha ritenuto che "si è trattato di un fatto isolato ed eccezionale in relazione a un paziente particolare", aggiungendo che "l'aver perso per una volta il controllo delle proprie azioni non può giustificare quella che rimane un'estrema ratio".

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