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La sorella di Buzzi imbarazza Veltroni e la Melandri

Matteo Legnani
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L'indagine sulla Mafia Capitale rischia di mietere una vittima anche al ministero dei Beni Culturali. Vittima illustre, peraltro: trattasi infatti di Annamaria Buzzi, sorella di quel Salvatore che, da dominus della cooperativa 29 giugno finito agli arresti per associazione mafiosa, figura tra i protagonisti dell'inchiesta che sta facendo tremare mezza Roma. La signora Buzzi, a via del Collegio romano, ci sta da un'eternità: iniziata la carriera nel 1977, dal 2012 è direttore generale per la valorizzazione del patrimonio culturale. Sebbene non risulti indagata, la donna si ritrova menzionata nelle carte dell'indagine. Il suo nome, infatti, appare nell'informativa dei Ros, dove si dà conto di un'intercettazione dalla quale emergerebbe un'episodio di raccomandazione: per favorire la figlia Irene Turchetti in un maxi-concorso bandito dal Comune di Roma per trecento posti di ispettore amministrativo, la Buzzi avrebbe - per tramite del fratello - fatto arrivare un orologio di gran lusso (cinquemila euro di valore) in regalo ad Angelo Scozzafava, all'epoca dirigente dell'Ospedale Sant'Andrea di Roma e componente della commissione esaminatrice. Ma è nel periodo tra il 1996 e il 2001 che la carriera della Buzzi fa un salto di qualità, prima come reggente della formazione alla direzione del personale e poi con la nomina al coordinamento di tutti gli uffici con compiti gestionali del ministero inclusa la rappresentanza presso la commissione Ue. E in quel periodo il dicastero fu retto senza soluzione di continuità prima da Walter Veltroni e poi da Giovanna Melandri.

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