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Greta e Vanessa, Giacomo Stucchi del Copasir: "Per liberarle c'è stata una contropartita"

Ignazio Stagno
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"Contropartite ci sono sempre quando uno riesce a liberare ostaggi, ma non sempre sono di tipo economico". A far luce sul presunto ricatto versato per la liberazione di Greta e Vnaessa è il presidente del Copasir Giacomo Stucchi. La cifra di 12 milioni di euro circolata, ha aggiunto, "mi sembra esagerata dal tipo di informazioni che io ho. Se si fosse pagato quel riscatto sarebbe inaccettabile". I 12 milioni - "Se fossero stati dati soldi che poi potrebbero venire usati per comprare armi e creare danni alla sicurezza - ha spiegato Stucchi - sarebbe stato sicuramente un errore, una scelta da non fare". I sequestri, ha ricordato il senatore, "spesso iniziano con due richieste: soldi o uno scambio di prigionieri e spesso finiscono nè con l'una nè con l'altra soluzione. Rispetto ai 12 milioni di euro ipotizzati - ha aggiunto - la cifra di solito è molto inferiore. Bisogna avere la consapevolezza che pagare è come un cane che si morde la coda e non va bene. Si possono utilizzare altre strade, si danno aiuti. Se io faccio capire di essere disponibile a pagare, poi le persone in quelle aree diventano bancomat per terroristi". Il Copasir - Dopodomani al Copasir, ha poi informato il presidente del Comitato, ci sarà in audizione il direttore del Dis, Giampiero Massolo, "che riferirà sull'iter del sequestro e noi faremo le nostre valutazioni". Stucchi ha anche riferito che in questo momento, anche nel nostro Paese "c'è reale preoccupazione" sotto l'aspetto della sicurezza dopo l'offensiva jihadista in Europa ma "malgrado il livello di allerta ci sia, non bisogna fare allarmismi inutili".

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