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Padroni in casa nostra: agli immigrati paghiamo Sky

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Ignazio Stagno
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Ora mettiamo a disposizione dei profughi anche la pay tv per vedere la Coppa d'Africa: se Sky (più probabile) o Mediaset Premium, la scelta spetta a loro. Nel frattempo al centro Ceis di Vittorio Veneto, nel Trevigiano, gli antennisti sono al lavoro per far arrivare il segnale. Hanno già installato la parabola, ma la copertura è scarsa. La struttura si trova a Serravalle, in una zona d'ombra. E la tv continua a non funzionare. I tecnici, però, non disperano. Prima o poi, ne sono certi, gli immigrati - un centinaio, molti giovanissimi - potranno ammirare le gesta di Gervinho e compagni. In che modo, dicevamo - la rassegna viene trasmessa da Eurosport, canale visibile esclusivamente con un abbonamento alla pay tv - è una decisione degli ospiti. «Devono discuterne tra loro» dice a Libero don Gigetto De Bortoli, responsabile della struttura. «È in atto una contrattazione. Solo così potranno crescere. Le dico» prosegue «che comunque l'abbonamento lo pagheranno di tasca propria. Questa è la mia posizione educativa». Don Gigetto specifica pure come gli immigrati riusciranno, secondo lui, a far fronte alle spese: «Non soltanto coi 2 euro e 50 che hanno a disposizione ogni giorno. Alcuni hanno dei soldi propri messi da parte». Anche se è difficile pensare che questi risparmi esistano davvero o siano comunque sufficienti a far fronte alla spesa. Per non dire, poi, che quei 2 euro e 50, sono comunque soldi passati agli immigrati dallo Stato italiano. Ma torniamo indietro di qualche giorno. Nella struttura di Serravalle, sabato scorso, era successo il finimondo. Non erano bastate le proteste delle settimane precedenti per la scarsa varietà del cibo e la richiesta di piatti tipici del continente nero. Gli ospiti del centro trevigiano, una volta capito che non avrebbero potuto seguire la giornata inaugurale della manifestazione, avevano dato in escandescenze. Non volevano perdere nemmeno un minuto delle sfide tra Guinea Equatoriale e Congo (terminata 1 a 1) e tra Gabon e Burkina Faso (2-0). Ma non c'era niente da fare: il televisore non prendeva. Allora erano partite imprecazioni e si erano levati cori di dissenso. Gli immigrati avevano fatto talmente tanto casino che per riportare la calma era stato necessario l'intervento dei carabinieri. Ai profughi, una volta ritrovata un po' di tranquillità, non era rimasto che andare a dormire col dubbio di come fossero andate le due partite. L'indomani il segretario generale del sindacato di polizia Coisp, Franco Maccari, oltre a esprimere tutta la propria indignazione per l'impiego di forze dell'ordine in una simile circostanza, era stato profetico: «Adesso chi di dovere si attiverà per dotare le strutture di abbonamenti alle tivù a pagamento». Il leader leghista, Matteo Salvini, si era invece sfogato su Facebook. Dove un utente, apprezzato da molti, aveva invitato la Boldrini ad accogliere a casa propria questi rifugiati: «Gli faccia vedere la partita e gli dia pizza, birra, pop corn e li lasci ruttare liberamente». In stile Fantozzi, insomma. «Gli spalanchiamo le porte» tuona oggi il presidente della Provincia di Treviso, Leonardo Muraro (Lega) «e poi li ritroviamo in giro con le scarpe firmate e il cellulare. Adesso vogliono pure la pay tv. È una presa in giro senza fine. Evidentemente, per qualcuno, sono questi i veri problemi dell'Italia». Di fronte al centro d'accoglienza gli attivisti di Casapound hanno affisso uno striscione: «A loro vitto, alloggio e Sky e ai disoccupati chi ci pensa mai?». Durissimo l'ex sindaco di Vittorio Veneto, Gianantonio Da Re: «Il primo cittadino, renziano convinto, non dice nulla. Ma a che punto siamo arrivati? Pagheranno i profughi, dicono dalla struttura? Ma mi facciano il piacere! I profughi non pagheranno un c… . Pagheremo noi, come per ogni cosa». di Alessandro Gonzato

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