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Saluto romano: allo stadio si può, a una commemorazione no

Giovanni Ruggiero
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Il saluto romano si può fare liberamente allo stadio, magari davanti alle telecamere che espongono i ventidue in campo e i tifosi sugli spalti in una vetrina multimediale accessibile da centinaia di migliaia di spettatori. Ma non si può fare a obiettivi spenti. Men che meno alla commemorazione di Sergio Ramelli, giovane esponente del Fronte della Gioventù ucciso a sprangate da Avanguardia Operaia il 29 aprile 1975. E proprio per essersi prodotti in un saluto romano alla cerimonia in memoria di Ramelli, svoltasi a Milano due anni or sono, sedici militanti di destra sono stati rinviati a giudizio per apologia di fascismo. Stessa sorte per altri nove pizzicati alla cerimonia dell'anno scorso. Nulla da obiettare, nel merito, per la decisione del Gup di Milano Elisabetta Meyer che li ha rinviati a giudizio. Il reato introdotto con la legge Scelba del 20 giugno 1952 esiste tuttora e non è sbagliato applicarlo. Resta però il paradosso che il medesimo gesto compiuto sempre in un contesto pubblico, una partita di pallone, sia giudicato non punibile, come ha stabilito non più tardi del mese scorso il Tribunale di Livorno che ha assolto quattro ultrà dell'Hellas Verona accusati «di aver compiuto manifestazioni esteriori usuali del disciolto partito fascista nell'eseguire il gesto del saluto romano». La vicenda risale alla partita Livorno-Verona del 3 dicembre 2011. Quel giorno l'aria attorno e dentro lo stadio Armando Picchi era rovente, con le due tifose, quella locale dichiaratamente di sinistra e i veronesi di destra, che si fronteggiavano dando vita a diversi scontri. Semplificando, la motivazione della sentenza è che si può fare il saluto romano se la curva avversa è comunista. D'altronde i campi di calcio non sono nuovi a queste performance. Come dimenticare il saluto fascista di Paolo Di Canio, ex bandiera della Lazio, al termine della partita con la Juventus del campionato 2005? Imitato qualche anno dopo da Giorgos Katidis, centrocampista dell'Aek Atene. Le sanzioni sportive non mancarono (un turno di squlifica al laziale, l'esclusione dalla nazionale per il greco). Ma tutto finì lì. Ora invece arriva il rinvio a giudizio col processo che si aprirà a Milano il 26 maggio. Tra gli imputati esponenti di Forza Nuova e Casa Pound oltre al cantante Federico Goglio, in arte Skoll. La prossima volta, per evitare seccature, la commemorazione potrebbero tenerla direttamente allo stadio Meazza di San Siro. Attilio Barbieri

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