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Scuola, sentenza Ue: lo Stato rischia il default con ricorsi dei precari

Nicoletta Orlandi Posti
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Dopo le pensioni, la scuola. Nuovi guai in vista per Matteo Renzi: se tutti i precari della scuola che in base alla sentenza della Corte Costituzionale Europea del 26 novembre 2014 hanno i requisiti presentassero ricorso per la stabilizzazione, lo Stato italiano rischierebbe il default. Questo perchè la Corte di Giustizia Ue rende illegittima la reiterazione dei contratti dei precari della scuola oltre i 36 mesi e illegittimo il fatto che, per questa reiterazione, la legislazione italiana abbia volutamente lasciato fuori i lavoratori della scuola, anche dal semplice riconoscimento del danno che riguarda tutti gli altri tipi di lavoro, si privato che pubblico. A ciò si incrociano le autonome sentenze di molti collegi di giudici del lavoro sul territorio italiano che, ancor prima della Corte Europea, hanno riconosciuto la parità di trattamento dei docenti precari con i docenti di ruolo portando in giudicato il riconoscimento integrale della carriera pregressa. Considerando che, spiega Alessandra Micheletto, docente precaria da 14 anni iscritta nelle graduatorie ad esaurimento ("anche nervoso"), di media un precario della scuola pubblica statale ha almeno tra i 10 e 15 anni di lavoro alle spalle, ogni ricostruzione di carriera può essere quantificata in una media di circa 15mila euro a persona. Non solo, evidenzia la precaria della Gilda, presidente del Comitato nazionale tutela docenti precari Legge 296 2006, "l'aspetto più interessante di tale ricostruzione è che spetta a tutti i precari indipendentemente dalla fascia di graduatoria di appartenenza". Non bastano 5 miliardi - Dati alla mano un notevole esborso per lo Stato. Se si pensa, ad esempio, che "ad oggi a Venezia 400 ricorrenti andati a sentenza a loro favorevole costano allo stato, che non ha saputo difendersi per incapacità, circa 4 milioni moltiplicando una media nazionale di tre milioni a provincia il conto è presto fatto: non bastano nemmeno i 5 miliardi che servirebbero per rimborsare i 'danni' della legge Fornero. In questo scenario - denuncia il Comitato - il ministero delle Finanze, attraverso la ragioneria dello stato, con circolari interne ha fatto di tutto per non pagare o non ricostruire la carriera, proprio per evitare esborsi che non sono presenti in nessun capito di entrambi i ministeri coinvolti". Ciò che lascia perplessi, evidenzia ancora la precaria, "è il fatto che nonostante la sentenza europea sia del 26 novembre del 2014 e dovesse essere recepita dallo stato italiano entro 30 giorni, in un 'gioco politico delle tre carte' la Corte Costituzionale italiana ha deciso di pronunciarsi il prossimo 23 giugno lasciando tempo a questo governo di approvare il Ddl di una 'scuola alla buona' che è una semplice dichiarazione di intenti all'Europa ed evitare cosi l'ammenda di 4 miliardi di euro, calcolati gli interessi dal 26 novembre". Micheletto ricorda quindi che il Ddl 'Buona scuola' prevede "la cancellazione di tutte le persone presenti in Gae che non rientreranno nello pseudo-piano assunzioni di 101mila persone e nelle Gae ci sono docenti che non corrispondono ai criteri sanciti dalla Corte Costituzionale europea (36mesi nella scuola pubblica statale), che verranno assunti prima di docenti che invece presentano tali requisiti e che per anni hanno permesso il funzionamento della scuola pubblica". I ricorsi - Quindi il Comitato invita tutti i precari che si troveranno fuori dal primo settembre 2015 a "fare ricorso d'urgenza in base all'art 700 del codice del lavoro che sostanzia il danno soggettivo. Nessun giudice del lavoro - assicura- è in grado di ricusare una sentenza europea che è erga omnes. Quindi con tale articolo in dieci giorni si ha diritto all'udienza e alla sentenza immediata che non potrà che essere favorevole al ricorrente". "In questo scenario", avverte Alessandra Micheletto, "lo stato si vedrà costretto ad assumere persone alle quali non ha riconosciuto il ruolo e il posto di lavoro e anche senza sede fisica si vedrà costretto ad assumere e a pagare queste persone anche senza farle lavorare avendo dato il posto a chi era privo di requisiti, ovvero circa 63mila persone, con una stima dei costi variabile, a secondo del grado di ordine di scuola, dai 17mila euro a 19.500".

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